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Mafia, blitz contro le cosche trapanesi: 21 arrestati, fra i quali l'ex vicesindaco di Custonaci Guarano

L'ex sindaco Giuseppe Morfino e un consigliere comunale di maggioranza in carica sono indagati a piede libero

La Direzione investigativa antimafia, la polizia di Stato di Trapani ed il nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri di Trapani hanno arrestato 17 persone e notificato ad altre 4 la misura degli arresti domiciliari nell’ambito di una operazione antimafia coordinata dalla Dda di Palermo contro le famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani, tutte appartenenti al mandamento di Cosa nostra del capoluogo trapanese.

L’operazione congiunta è denominata «Scialandro», l’indagine è durata due anni e vi hanno lavorato la Dia di Palermo e Trapani, la squadra mobile della questura di Trapani, nonché il nucleo investigativo dell’Arma dei carabinieri di Trapani. Sono stati raccolti gravi indizi di colpevolezza per reati di natura associativa di stampo mafioso o comunque per reati connotati dall’aggravante mafiosa. I reati contestati a vario titolo sono associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, estorsione e intestazione fittizia di beni.

Sono state perquisite le abitazioni di diversi indagati ed è stata acquisita la documentazione tecnico-amministrativa e contabile presso il Comune di Custonaci, il centro dell'hinterland trapanese noto come «città internazionale dei marmi» per la presenza nel suo territorio del secondo bacino marmifero d'Europa, con circa 100 cave in attività e una cinquantina di opifici industriali. Tra gli arrestati figura l'ex vicesindaco Carlo Guarano (nella foto), esponente di spicco della precedente giunta municipale di Custonaci, mentre l'ex sindaco Giuseppe Morfino e un consigliere comunale di maggioranza in carica sono indagati a piede libero e hanno subito, come altri, delle perquisizioni.

Secondo gli inquirenti, Guarano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, sarebbe stato eletto con i voti dei clan e sarebbe stato un punto di riferimento in giunta per le cosche. «Ancora un'altra vita ha... altri cinque anni si deve... a lui...a lui in questi cinque gli è servito di fare scuola guida... ora deve portare la macchina..», dicevano di lui due mafiosi intercettati, parlando del ruolo che aveva avuto il politico nel favorire i loro affari e di quel che ancora avrebbe potuto fare.

Le indagini hanno portato alla luce sinergie e rapporti opachi tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e le consorterie mafiose, che riuscivano ad imporre all’ente locale i nominativi dei beneficiari di contributi solidaristici per far fronte alle condizioni di disagio economico dovuto alla pandemia da Covid-19 o a pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona. Una di queste imprese, peraltro, aveva proceduto all’assunzione fittizia di un ergastolano allo scopo di consentirgli di beneficiare della semilibertà.

Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato anche attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole per dissuaderli dall’acquisto di terreni finiti nel mirino dei sodalizi mafiosi.

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