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Sanità a Trapani, dieci arresti per appalti, nomine e concorsi pilotati: fra le contestazioni anche una richiesta di prestazioni sessuali

Rilevate irregolarità nell’assunzione di personale dirigente ed amministrativo; sarebbe stato fornito a soggetti esterni e a candidati, poi risultati vincitori della selezione, il testo da cui sarebbero state tratte le domande da porre in sede d’esame

Oltre 60 finanzieri del comando provinciale di Trapani hanno eseguito un’ordinanza cautelare, emessa dal gip su richiesta della locale procura, nell’ambito di un’inchiesta sull’Asp di Trapani (nella foto). Due le persone finite in carcere, otto agli arresti domiciliari, tre sono state sottoposte all’obbligo di dimora. Altri quattro sono indagati: per loro la procura aveva chiesto l'obbligo di dimora, ma il gip non lo ha concesso. L’operazione è denominata Aspide. L'inchiesta è stata effettuata dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Trapani ed è stata coordinata dai pubblici ministeri Sara Morri e Francesca Urbani della procura di Trapani. I provvedimenti sono stati disposti dal gip del tribunale di Trapani Caterina Brignone.

I reati ipotizzati, a vario titolo, sono corruzione, induzione indebita a dare utilità, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, truffa a ente pubblico, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica e materiale commessa dal pubblico ufficiale, rivelazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale e false attestazioni di presenza in servizio. Contestualmente, sono scattate numerose perquisizioni domiciliari e locali nelle province di Trapani e Palermo.

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Le indagini, dirette dalla procura di Trapani e delegate al Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza, avrebbero consentito di «disvelare un ormai collaudato meccanismo di addomesticamento e manipolazione di procedure di gara, pubblici concorsi e affidamenti di incarichi dirigenziali all’interno delle strutture sanitarie trapanesi attuato, in un contesto collusivo e secondo una logica clientelare, con la compiacenza di alcuni pubblici ufficiali».

Le indagini, avviate sulla regolarità di un bando di gara indetto dall’Asp di Trapani per la fornitura di attrezzature sanitarie necessarie per fronteggiare l’emergenza sanitaria da Covid-19 da destinare ai reparti di terapia intensiva, secondo l’accusa avrebbero fatto emergere «significative carenze e condotte distorsive nella gestione e nello sviluppo della procedura d’urgenza bandita, andando quindi a turbarne la procedura di aggiudicazione a esclusivo vantaggio di una Spa già contrattualmente legata all’Asp».

Secondo la procura, «il demansionamento e la soppressione di strutture tipiche dell’Asp voluti dal management sanitario del tempo, avrebbero finito con l’attribuire i compiti di valutazione, progettazione, collaudo e predisposizione dei capitolati delle gare d’appalto in capo a una sola persona esterna all’amministrazione e contrattualmente legata alla Spa, andando così sostanzialmente ad attribuire al controllato anche il ruolo di controllore».

Sono stati rilevate illegalità anche sulle altre procedure di affidamento di forniture per i servizi sanitari, nonché relative all’assunzione di personale dirigente ed amministrativo presso l’Azienda sanitaria provinciale di Trapani. Non è tutto. Sarebbe stato fornito a soggetti esterni e a candidati, poi risultati vincitori della selezione, il testo da cui sarebbero state tratte le domande da porre in sede d’esame; in taluni casi sarebbero state anche fornite specifiche indicazioni in merito al contenuto delle domande stesse e in una circostanza sarebbe stato rilevato il ruolo attivo di un componente della commissione prestatosi ad agevolare un candidato affinché selezionasse la busta contenente i quesiti concordati.

Nel corso delle indagini sono venute fuori altre illegalità: dal medico che nell’esercizio dell’attività libero-professionale intramuraria, sostituendosi di fatto agli uffici preposti, avrebbe gestito personalmente la propria «agenda delle visite», intervenendo nelle procedure di pagamento da parte dei pazienti (incassando materialmente in contanti l’importo della visita eseguita), all'omissione della comunicazione del «contatto stretto» e della positività al virus da Covid-19 (con compiacenza del responsabile di laboratorio), alla richiesta di prestazioni sessuali nei confronti di una donna bisognevole di supporto nella procedura di rinnovo della patente di guida, per finire alle false attestazioni di presenza in servizio tramite abusiva timbratura del badge elettronico.

 

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