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La cugina di Matteo Messina Denaro: «No alla mafia, a Castelvetrano devono svegliarsi tutti»

La commissione antimafia in visita alla famiglia Cimarosa nel maggio del 2022: da sinistra Rosa Filardo, Piera Aiello, Giuseppe Cimarosa e Nicola Morra (foto Firreri)

«L'arresto di Matteo Messina Denaro segna l’inizio di un’altra storia per il nostro Paese. È giunta l’ora che lui si assuma le responsabilità del danno che ha fatto, delle persone uccise. Per queste vite umane deve pagare la sua pena». Rosa Filardo, 60 anni, è cugina di sangue di Matteo Messina Denaro, «purtroppo per me», dice. Sua mamma Rosa Santangelo è la sorella di Lorenza, la mamma del boss.

Quando il 31 ottobre 1981, Rosa Filardo si è sposata con Lorenzo Cimarosa, tra i parenti invitati c'era anche Matteo Messina Denaro, che non era ancora latitante. «Di lui ho ricordi di infanzia - racconta - poi ci siamo allontanati e ho saputo della sua ascesa dalle tv». Una parentela «di peso» che Rosa Filardo ha sempre vissuto con malessere, fino alla decisione di prendere pubblicamente le distanze da quel cugino: «Per me è stato un danno - spiega - mio marito è stato trascinato fra le trame degli affari, è stato arrestato due volte. Io ho, invece, tutt'altra visione della vita, di come ci si comporta, della vita sociale. I miei figli sono cresciuti sotto questa cappa difficile».

Il marito, Lorenzo Cimarosa, scelse di collaborare con la giustizia. Poi è morto. Uno dei figli di Rosa Filardo, Michele, è andato a lavorare nel Nord Italia. La mamma e l’altro figlio, Giuseppe Cimarosa, vivono, invece, nella casa di Castelvetrano che risulta ora confiscata: «È stato il benservito della collaborazione con la giustizia di mio marito dopo l’arresto - dice -, è vero che abbiamo rinunciato al programma di protezione perché non volevamo perdere la nostra identità, ma resistere qui è davvero difficile». In piazza a Castelvetrano oggi sono scesi gli studenti per dire «grazie» alle forze dell’ordine e alla magistratura per la cattura del boss: «Ai miei concittadini chiedo di svegliarsi - dice Rosa Filardo -, non bastano i ragazzi. Dietro di loro ci sono genitori e poi anche i commercianti, liberi professionisti, tutti devono contribuire a dire no per far cambiare le cose a Castelvetrano». Fra i giovani in prima linea c'è proprio Giuseppe Cimarosa, amante dei cavalli e degli spettacoli equestri, nonché gestore di un maneggio. Giuseppe Cimarosa ha spesso gridato pubblicamente il suo «no» alla mafia, tanto che meno di un anno fa la commissione parlamentare antimafia, allora guidata da Nicola Morra, andò a fargli visita. Il giorno dell'arresto di Matteo Messina Denaro, Cimarosa ha espresso pubblicamente la sua gioia.

Adesso quello che più preoccupa sua mamma, la cugina del boss, è il futuro: «Noto molta ipocrisia tra i miei compaesani, in tutti i ceti sociali - osserva Rosa Filardo - e questo per paura o per convenienza, perché la gente sottovaluta il fenomeno, forse non crede a quello che succede e non si immedesima a come vive chi, come noi, è in questa condizione. Quando mio marito ha iniziato a collaborare molti allievi del maneggio sono andati via. E anche i miei fratelli hanno interrotto i rapporti. Ecco l’isolamento lo sentiamo e lo viviamo ancora tutt'oggi». Infine l’appello alle istituzioni: «Si occupino di noi, ci stiamo a fianco per sentirci meno soli», conclude Rosa Filardo.

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