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Castelvetrano, applausi e l'Inno di Mameli in piazza per festeggiare l'arresto di Messina Denaro

In poco più di duecento, ieri sera, hanno preso parte al primo sit-in organizzato al sistema delle piazze di Castelvetrano dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro. Un «grazie» a forze dell’ordine e magistrati gridato da scout, politici, amministratori, liberi cittadini, professionisti. Una sorta di flash mob organizzato da Pd e Uniti per Castelvetrano.

«L'arresto segna l’inizio di un’operazione che non deve oramai fermarsi - ha detto Franco Messina del Comitato Orgoglio castelvetranese -, ora gli investigatori dovranno scoprire tutte le collusioni che c'erano tra mafia e altri ambienti anche istituzionali. Chi ha difeso la latitanza di Messina Denaro?». Tra chi è sceso in piazza anche Michela D’Antoni, medico veterinario, 43 anni, che abita nella zona dove c'è la casa di famiglia di Matteo Messina Denaro, in via Cadorna. «La latitanza di Matteo Messina Denaro - ha detto - ha generato l’abitudine in alcuni comportamenti di certi castelvetranesi, distorcendo il nostro fare quotidiano. Ora Castelvetrano dovrà scegliere da che parte stare».

Il sit-in si è chiuso con l’intonazione dell’inno di Mameli e un lungo applauso. «Una giornata - scrive in una nota La Sinistra per Castelvetrano - che dà speranza a questa città, ai siciliani onesti, ma che non deve fare abbassare la guardia, considerati i gangli ramificati e pervasivi che la mafia ha in tutti i settori. Un plauso alle forze dell'ordine e alla Procura di Palermo che in questi anni tra tanti ostacoli, non hanno mai smesso di cercarlo. Ci auguriamo che Matteo Messina Denaro parli e scompagini un establishment che occupa i settori vitali dell’economia».

Domattina (mercoledì 18 gennaio) alle 9, rende noto il sindaco di Castelvetrano, Enzo Alfano, ci sarà una grossa manifestazione che coinvolgerà associazioni e scuole. «Sarà un modo per manifestare gioia per l’arresto del latitante Matteo Messina Denaro - ha detto Alfano, presente ieri al flash mob - e dare concreta manifestazione di esserci finalmente liberati da questa cappa a cui si accomunava questa splendida città».

Tra Castelvetrano, Campobello di Mazara e il borgo marinaro di Marinella di Selinunte, l’arresto di Matteo Messina Denaro ieri non è stato commentato apertamente da tutti. Nei bar la tv è rimasta accesa sui canali che trasmettono le notizie del blitz, ma le persone spesso sono rimaste in silenzio. Anche se Giacomo Bonagiuso, regista ed ex direttore del teatro Selinus del grosso centro olivicolo, ha stappato lo champagne. Gli abitanti di Campobello oggi hanno visto i carabinieri perquisire la casa di Salvatore Messina Denaro, il fratello del boss, e a Castelvetrano quelle di alcune sorelle, Bice, Patrizia, che è in carcere, Giovanna e Rosetta. In una di queste abitazioni è ospitata anche l’anziana madre di Matteo, Enza Santangelo accudita dalle figlie.

Il sindaco Alfano ha subito parlato di «fine di un incubo e di vittoria dello Stato, del diritto» mentre il sindaco di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione, ha scorso «una nuova luce di speranza per il nostro territorio».

Gioisce anche Elena Ferraro, imprenditrice titolare della clinica Hermes di Castelvetrano che ha denunciato i mafiosi. «Ho atteso per dieci anni la cattura di un boss nel cui nome mi è stata fatta la richiesta di estorsione dal cugino Mario. Mi sento un po’ stordita ma felice e soddisfatta e voglio ringraziare i carabinieri, la Dda di Palermo e tutti coloro che mi hanno sostenuta in questi dieci anni di lotta quotidiana contro un sistema malato», ha detto, intervistata da Francesca Capizzi per il Giornale di Sicilia, che pubblica oggi il suo pezzo sul quotidiano in edicola. «Mario Messina denaro - ha raccontato Elena Ferraro - venne nel mio ufficio e si presentò con il suo cognome. Mi disse subito che era il capo di tutto e mi propose un affare a cui non avrei potuto dire di no. La mia struttura doveva essere utilizzata per ripulire denaro sporco, creare un fondo che sarebbe servito per le famiglie dei carcerati. Ho subito denunciato e Mario Messina Denaro fu poi arrestato nell’ambito di una operazione chiamata “Eden” nella quale vennero tratte in arresto trenta persone, compresa la sorella di Matteo Messina Denaro, Patrizia».

A Castelvetrano c'è un altro giovane imprenditore noto per le sue battaglie contro la mafia. Si tratta di Giuseppe Cimarosa, figlio di Rosa Filardo, che è cugina di primo grado di Matteo Messina Denaro. Ieri Cimarosa su Facebook ha scritto: «Questo è un giorno di gioia per me e la mia famiglia. Piango di felicità e di orgoglio». Il padre Lorenzo Cimarosa, che era cassiere della cosca castelvetranese, collaborò con la giustizia negli ultimi anni di vita prima di morire nel 2017. «Ho pianto molto oggi - ha raccontato ancora Cimarosa -, ho abbracciato mia madre, ancora non ci crediamo. Sono anni che vivo con la paura di poter essere ucciso e adesso mi sento un po' strano. Piango di felicità e di orgoglio. È una vittoria quella di oggi. Ha vinto lo Stato».

Festa anche a Trapani. Nel pomeriggio di ieri si sono riuniti davanti al Comando provinciale dei carabinieri di via Orlandini i rappresentanti di Libera per festeggiare e ringraziare l’Arma e tutti i militari che da anni sono impegnati nella ricerca e nell'arresto del latitante.

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