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Parla la compagna di Bonafede: «Non mi aveva detto nulla, l’ho lasciato»

«Mi è esplosa una bomba in casa»: si dice sotto shock Rosa Leone. Al Corriere della Sera la donna spiega di essere da 11 anni la compagna di Andrea Bonafede, uomo di Campobello di Mazaradi cui il boss Messina Denaro aveva acquisito l’identità: «Adesso però l’ho lasciato».

Come riporta il quotidiano, la donna era l’amministratrice di un parco dove anche Bonafede lavorava e che non ha più riaperto dopo la pandemia. Nell’intervista spiega di non essersi accorta di nulla, «mi ha scongiurato, mi ha detto “Scusa Rosa ma che dovevo fare? Iddu si è presentato da me e mi ha chiesto i documenti...”».

«Credo - ammette la donna - che anch’io avrei fatto così se mi fosse capitato, anch’io per paura avrei ceduto a un boss di quel calibro la mia carta d’identità», «tutti secondo me al suo posto l’avremmo fatto». «Andrea - continua la donna - mi ha detto che loro due si conoscono da quando erano ragazzi».

Afferma di non sapere nulla, nemmeno della casa: «Non mi ha mai detto niente di niente. Così adesso sono pure molto preoccupata. Gli inquirenti hanno sequestrato il telefonino anche a me».

«Mio cognato Andrea è una persona buona»

«Mio cognato è un gran lavoratore ed è una persona buona, talmente buona, come si dice dalle nostre parti, che diventa sciocco o, forse, di più». Lo ha detto al Tg2, il cognato di Andrea Bonafede, Roberto D’Alfio, sposato con una delle sorelle. Attualmente Bonafede, che ha prestato la sua identità al boss Matteo Messina Denaro, si trova a casa della sorella nella frazione di Tre Fontane, dove vive anche la madre. «È spaventato e preoccupato, non dice nulla, forse ha una sorta di shock», ha detto D’Alfio. “Non capisco ancora come mai non lo abbiano arrestato, perché ritengo ci siano i presupposti per farlo», ha aggiunto. «A mio cognato ho detto: hai perso un’occasione per guadagnare 1,5 milioni di euro in maniera legale, così da dare un futuro ai tuoi figli», ha affermato D’Alfio, facendo riferimento alla taglia che esisteva per far ritrovare il boss quando era latitante. «Per adesso mio cognato è qui perché c’è sua mamma che non sa nulla e che lui crede che tra qualche giorno non la vedrà più», ha concluso D’Alfio.

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