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Bonafede ai giudici: «Ho comprato la casa coi soldi di Messina Denaro». Il boss è grave, si curerà in carcere

I carabinieri entrano nel covo di Messina Denaro

Starebbe parlando con i pm Andrea Bonafede, l’uomo che ha «prestato» l’identità al boss Matteo Messina Denaro. Con i magistrati avrebbe fatto mezze ammissioni, dicendo di conoscere il capomafia fin da ragazzo e di essersi prestato a comprare, con i soldi del padrino, la casa in cui questi ha passato l’ultimo anno. L’immobile, in pieno centro abitato, a Campobello di Mazara, risulta intestata infatti a Bonafede. Il geometra risulta indagato per associazione mafiosa.

Matteo Messina Denaro ha una prognosi grave. Tra i chirurghi della clinica Maddalena che hanno avuto le sue cartelle cliniche in mano e che poi hanno operato il boss mafioso nel maggio 2021 c'è chi oggi si spinge a dire che ha un’aspettativa di vita che va da un anno e mezzo a tre anni. Comincerà nelle prossime ore, all’interno del carcere di massima sicurezza Le Costarelle dell’Aquila nel quale è rinchiuso da oggi, la somministrazione della chemioterapia per curare il cancro contro il quale combatte da oltre un anno. Nel momento in cui alla Asl provinciale dell’Aquila hanno avuto la certezza del trasferimento, è scattato il complesso protocollo: in queste ore si sta allestendo una stanza ad hoc all’interno dell’istituto di pena per sottoporre il boss mafioso, arrestato ieri a Palermo dopo 30 anni di latitanza, alla chemioterapia.
Secondo quanto si è appreso, sarà direttamente il primario del reparto a gestione universitaria, Luciano Mutti, tra l’altro arrivato all’ospedale San Salvatore da poco, a gestire in presenza le delicate cure. Questo per assistere il boss, che sarebbe in gravi condizioni, in caso di reazioni negative o effetti collaterali. Una decisione del genere è stata presa, tra l’altro, per ragioni di sicurezza rispetto alle problematiche che avrebbe creato il trasferimento, molto probabilmente per più giorni a settimana, al San Salvatore dalla frazione aquilana di Preturo dove è ubicato il supercarcere.

In aula per Capaci e via D’Amelio

Finora è stato assistito da difensori d’ufficio. Per la prima volta nella sua storia criminale Matteo Messina Denaro avrà stavolta un legale di fiducia. Lo ha scelto nella sua stessa cerchia familiare. La sua posizione sarà seguita, anche se l’incarico non è stato ancora formalizzato, dalla nipote Lorenza Guttadauro. Si tratta della figlia di Filippo Guttadauro e di Rosalia Messina Denaro, sorella del boss arrestato ieri. Lo zio di Lorenza Guttadauro, Giuseppe, è indicato come lo storico boss di Brancaccio.

Dopo avere svolto il praticantato nello studio di un penalista fino al 2011, l’avvocato Guttadauro (che ha detto di non essere ancora informata della nomina da parte dello zio) ha avviato un’autonoma attività professionale. Dovrebbe essere lei a rappresentare ora il boss in occasione del primo impegno processuale previsto per il 19 gennaio nell’aula bunker di Caltanissetta dove Messina Denaro è imputato per le stragi di Capaci e Via D’Amelio del 1992.

Lorenza Guttadauro ha già svolto assistenza legale per altri familiari: la zia Anna Patrizia (l’altra sorella del boss di Castelvetrano), il fratello Francesco e il marito Girolamo Bellomo, detto Luca. Indicato come uomo d’affari, Bellomo era stato arrestato nell’ambito dell’operazione Eden 2 con l’accusa di avere curato gli interessi del boss. A Bellomo, condannato in appello a 10 anni, è stato attribuito il ruolo di un «rappresentante» degli «affari» di Messina Denaro nel tessuto economico del Trapanese. Il padre di Lorenza Guttadauro, Filippo, fu a sua volta arrestato nel marzo del 1994 e condannato per associazione mafiosa a 14 anni.

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