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Resta in carcere Bonafede, l'uomo dell'identità prestata al superboss

La difesa: il geometra è stato condizionato dal rilievo criminale di Matteo Messina Denaro, pur senza intimidazioni esplicite da parte del capomafia

Andrea Bonafede, il geometra che ha fornito l'identità a Matteo Messina Denaro

Il Tribunale del Riesame ha respinto il ricorso presentato dai legali di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro, gli ha acquistato l’appartamento dove ha vissuto fino alla mattina della sua cattura, gli ha permesso di acquistare le due auto con cui si è mosso per mesi.

Gli avvocati di Bonafede, ieri mattina avevano chiesto al Riesame la scarcerazione di Bonafede, che ha deciso di non partecipare all’udienza. I motivi che muovevano la richiesta: la derubricazione del reato dal favoreggiamento alla mafia a quello semplice perché Bonafede si sarebbe prestato ad aiutare Messina Denaro perché in stato di necessità per la soggezione che subiva data la sua caratura criminale.

Una ricostruzione al ribasso che non è stata condivisa dalla Procura: il sostituto Pierangelo Padova in udienza ha ribadito l’atto d’accusa contro Bonafede, la sua partecipazione consapevole alla latitanza del boss stragista, il suo ruolo di primo piano nel favoreggiamento, anzi - come ha scritto nell’ordinanza di custodia cautelare il gip Alfredo Montalto- la sua organica appartenenza a Cosa nostra. Per la difesa, tra l’altro, avrebbe giocato a favore di Bonafede il fatto che il padre si sarebbe distaccato nettamente dal fratello, inserito in cosa nostra, decidendo di trasferirsi all’estero per prenderne anche le distanze fisicamente.

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