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Luppino rivela: «Messina Denaro ha detto "È finita", solo allora ho capito chi fosse»

Il covo di Messina Denaro di via San Giovanni 260

«Luppino ha concluso le sue dichiarazioni sostenendo di essersi reso conto della vera identità di Messina Denaro soltanto a seguito dell’intervento dei carabinieri, quando aveva chiesto al tale Francesco se cercassero lui, ottenendo in risposta le testuali parole: “Sì, è finita”». Lo scrive il gip Fabio Pilato nell’ordinanza cui dispone la misura cautelare del carcere nei confronti di Giovanni Luppino, arrestato assieme al boss Matteo Messina Denaro, lunedi scorso alla clinica La Maddalena di Palermo, dove il boss, alias Andrea Bonafede. doveva sottoporsi ad una seduta di chemioterapia. Luppino ha detto al giudice che non conosceva l'identità della persona che aveva accompagnato in clinica la mattina di lunedì. Ha aggiunto che qualche tempo fa Messina Denaro gli era stato presentato da Andrea Bonafede, e cioè l’uomo che ha fornito la propria identità al latitante. «Mi disse che era suo cognato, me lo presentò come Francesco», spiega. Non si sorprese, perché «con Bonafede ho una conoscenza occasionale. Fa il "tubista" (cioè l’idraulico, ndr) e mi sono rivolto a lui per alcuni lavori». E non si sarebbe sorpreso nemmeno quando Francesco gli chiese di accompagnarlo a Palermo. «È venuto domenica sera, a dirmi di portarlo alla casa di cura per le terapie e io l’ho fatto», ha detto. Solo vedendo i militari Luppino avrebbe chiesto al
conoscente se cercavano lui. E Messina Denaro avrebbe finalmente fatto capire la sua vera identità.

Si apprende intanto che il numero di cellulare di Quintino Paola, numero uno della loggia Ferrer di Castelvetrano, è stato rinvenuto nell'agendina che aveva con sé proprio Giovanni Luppino. L'agricoltore e il commerciante di olive risponde di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena, aggravati dal metodo mafioso. Il nome di Quintino Paola, intanto, viene fuori dalle carte trovate dai carabinieri nell’ambito delle perquisizioni condotte dopo la cattura del latitante Matteo Messina Denaro. Al momento ci sono accertamenti in corso da parte dei militari dell'Arma su eventuali rapporti con uomini legati alla massoneria.

Nella stessa indagine è indagato anche il medico Alfonso Tumbarello, ex consigliere provinciale Udc, ex candidato sindaco col Pdl nella corsa a sindaco di Campobello di Mazara. Tumbarello è un massone già sospeso dal Grande Oriente d’Italia dopo l’indagine e risulta il medico di base che firmava le prescrizioni mediche ad Andrea Bonafede, alias Matteo Messina Denaro.

Il vero Andrea Bonafede, indagato per favoreggiamento per via della carta d’identità e tessera sanitaria fornita al boss, e per via dell’abitazioni acquistata, quella di via Cb 31, ultimo nascondiglio del mafioso, sentito dai carabinieri, ha detto che Tumbarello non ha mai visto in faccia il suo «omonimo» e che era lui che si recava dal medico e in farmacia, per le cure del latitante così tanto malato.

Perché Luppino non viene creduto

Nell'ordinanza con cui il gip Fabio Pilato dispone il carcere per Luppino si legge: «La versione dei fatti fornita dall'indagato è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza. Ma al di là di ogni considerazione logica, sono le risultanze investigative a fornire il dato decisivo, nella misura in cui il possesso del coltello e dei due cellulari - entrambi tenuti spenti ed in modalità aereo - suggeriscono che Luppino fosse talmente consapevole dell'identità del Messina Denaro da camminare armato e ricorrere ad un contegno di massima sicurezza per evitare possibili tracciamenti telefonici».

 

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