Dopo l'arresto di Rosalia messina Denaro è caccia ai complici e alle connivenze che hanno favorito la latitanza del boss ma anche fatto accrescere la potenza economica di tutta la famiglia negli anni. Si analizzano soprattutto i pizzini scovati nel covo e nell'abitazione della donna.
Rosalia Messina Denaro era indicata nei pizzini «Fragolone», il nome utilizzato dal fratello Matteo per impedire che potesse essere identificata nel caso i suoi scritti venissero ritrovati. Ma di nomignoli sono ricchi i pizzini dell’ex latitante.
Il gip di Palermo, Alfredo Montalto, nell’ordinanza con cui ha disposto l’arresto della sorella dell’ex latitante, ne fa un elenco: sono i destinatari dei pizzini indicati con nomi in codice: «Fragolone» «Fragolina» «Condor» «Ciliegia», «Reparto», «Parmigiano», «Malato» «Complicato», «Mela"), «a ulteriore riprova della finalità e della natura criminose - scrive il giudice - dei messaggi e del chiaro intendimento di preservarne l’identità nel caso i pizzini fossero stati «intercettati» dalle Forze dell’Ordine». Nessun dubbio, poi, «può residuare sulla riferibilità del contenuto di alcuni pizzini ad attività ed affari di Matteo Messina Denaro in quanto capo dell’associazione mafiosa», e, a tal fine, ricorda i ripetuti riferimenti alla «cassa» ed ai più disparati impieghi delle somme di denaro raccolte non esclusivamente per esigenze personali.
Il famoso cerchio che il 16 gennaio si è chiuso a Palermo attorno a Matteo Messina Denaro, ora si chiude, un pò alla volta, anche sulla rete che lo ha protetto. Prima di Rosalia Messina Denaro, arrestata per associazione mafiosa, in manette è finita già una schiera di fiancheggiatori. Il Ros spiega che l’ultimo arresto «costituisce la prosecuzione dell’indagine che lo scorso 16 gennaio ha consentito di catturare a Palermo il latitante Matteo Messina Denaro, fratello dell’indagata», e di trarre in arresto nella flagranza di reato, lo stesso giorno, il suo accompagnatore-autista, il commerciante d’olive Giovanni Luppino, per procurata inosservaza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose; Andrea Bonafede, 59 anni, che gli ha prestato la sua identità, per partecipazione ad associazione mafiosa; il medico di base Alfonso Tumbarello per concorso esterno in associazione mafiosa ed altri reati pure aggravati dalle modalità mafiose; Andrea Bonafede, 54 anni, il postino delle ricette, cugino omonimo dell’alias dell’ex latitante, per procurata inosservaza di pena e favoreggiamento aggravati dalle modalità mafiose.
In corso varie perquisizioni nella provincia di Trapani.
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