Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Gli attentati a chi si ribellava al pizzo: condannato boss di Partanna vicino a Messina Denaro

Giovanni Domenico Scimonelli, 55 anni, mafioso di Partanna, ritenuto dagli inquirenti vicino al superboss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, arrestato lunedì 16 gennaio a Palermo dopo 30 anni di latitanza, è stato condannato dal Tribunale di Marsala (presidente Saladino, a latere Agate e Maniscalchi) a quattro anni e mezzo di carcere. Scimonelli è stato processato con l’accusa di essere il mandante di una serie di attentati incendiari commessi in alcuni centri della Valle del Belice (per associazione mafiosa è già stato condannato, a Palermo, nel processo «Ermes»). A difenderlo sono stati gli avvocati Calogera Falco e Luca Cianferoni.

L'imputato era accusato da due suoi presunti ex gregari, Nicolò Nicolosi, di Vita, e Attilio Fogazza, di Gibellina, poi pentiti, condannati nel settembre del 2020 dal gup di Palermo Maria Cristina Sala, a sei anni e 4 mesi di carcere ciascuno in abbreviato, per mafia e per gli attentati incendiari dei quali si erano autoaccusati. I due hanno affermato di averli compiuti su ordine di Scimonelli. In precedenza erano già stati condannati a 16 anni dopo essersi autoaccusati dell’omicidio di Salvatore Lombardo, un pastore di 47 anni ucciso con due colpi di fucile il 21 maggio 2009 a Partanna. Anche in questo caso hanno accusato Scimonelli di essere il mandante. E per questo il boss è già stato condannato all’ergastolo.

In questo procedimento, invece, Nicolosi e Fogazza hanno affermato di essere gli autori di una serie di attentati incendiari eseguiti, tra il 2010 e il 2012, tra Partanna, Santa Ninfa e Salemi, contro imprenditori, professionisti e un direttore di banca. Una delle intimidazioni i più eclatanti fu quella ai danni di Nicola Clemenza, presidente di Libero Futuro antiracket di Castelvetrano, a cui, a Partanna, fu incendiata l’auto e il prospetto di casa il giorno prima dell’inaugurazione di un consorzio di agricoltori di cui era promotore. Clemenza è stato una delle otto parti civili del processo, che sono state risarcite in via provvisionale, con 20 mila euro Clemenza e Signorino e 15 mila euro le altre.

Confermato l’intero impianto accusatorio. Domenico Scimonelli aveva ordinato gli atti intimidatori incendiari nel Belice per evidenziare la sua autorità di matrice criminale nella zona. Tra gli episodi anche un attentato a Santa Ninfa e l’incendio di un’auto ai danni di un professionista impiegato in una banca.

«Sono soddisfatto per questa sentenza - dichiara Nicola Clemenza - e aspetto le motivazioni. Questo però ci da la forza per andare avanti sempre al fianco degli imprenditori che dicono no alla mafia». Clemenza aveva insidiato gli interessi delle cosche promuovendo un consorzio di produttori di olio e olive che li avrebbe affrancati dal condizionamento asfissiante che le cosche esercitano sul settore olivicolo. «Sia la notizia dell’arresto di Messina Denaro che la condanna di Scimonelli - prosegue - ci incoraggiano a proseguire sulla via della legalità cercando di coinvolgere sempre più imprenditori e cittadini».

 

 

Caricamento commenti

Commenta la notizia