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Messina Denaro davanti ai giudici per una tentata estorsione a Castelvetrano: nega le accuse

Il boss catturato il 16 gennaio ha preso atto delle contestazioni. Avrebbe seguito il cliché del primo faccia a faccia con i magistrati

Messina Denaro ripreso dalle telecamere al momento del suo ingresso alla clinica La Maddalena

Per la seconda volta Matteo Messina Denaro è comparso davanti ai magistrati che gli stanno presentando il lungo conto dei gravissimi reati di cui è accusato. Stavolta il boss stragista ha dovuto rispondere alle domande del presidente della sezione gip di Palermo, Alfredo Montalto: gli è stata contestata una tentata estorsione, il cui sfondo è ancora da definire, avvenuta nel 2013 e legata ad un terreno di contrada Zangara, a Castelvetrano.

Messina Denaro è accusato dopo che alcuni «pizzini» sono stati trovati a due suoi presunti complici originari di Campobello di Mazara. Collegato in videoconferenza dalla saletta delle udienze del carcere dell’Aquila - dove è rinchiuso dal 16 gennaio, il giorno della sua cattura - Messina Denaro ha risposto alle domande del presidente Montalto e dei sostituti procuratori della Dda di Palermo, Giovanni Antoci e Gianluca De Leo. Presente anche il legale di Messina Denaro, la nipote Lorenza Guttadauro.

Messina Denaro ha preso atto delle contestazioni e avrebbe seguito il cliché del primo faccia a faccia con i magistrati di lunedì 13 febbraio, quello con il procuratore Maurizio de Lucia e l’aggiunto Paolo Guido che ha coordinato le indagini che hanno portato dopo trenta anni di latitanza alla cattura del capomafia di Castelvetrano: nessuna ammissione di colpevolezza.

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