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Mafia e massoneria, la rete degli eccellenti che ha protetto la latitanza di Messina Denaro

La polizia scientifica nel covo del boss

Se qualcuno pensa che Matteo Messina Denaro è solo un grande conquistatore, un “viveur” si sbaglia di grosso. Vero è che è stato sempre uno che ha amato il lusso, i soldi, viaggiare e le donne ma a differenza del viddano Riina, che pure l’aveva tenuto a balia a cui interessava solo uccidere, Matteo Messina Denaro, dopo le stragi aveva capito che bisognava portare Cosa Nostra su un livello più alto, a quanto poteva produrre denaro: eolico, edilizia, supermercati, cliniche, villaggi turistici. Una strada che significa meno sangue ma tanti legami occulti, fino a farsi, secondo qualche pentito, una loggia segreta tutta sua «La Sicilia».
Ros e investigatori dopo l’arresto di Messina Denaro lavorano su più filoni e soprattutto su chi in questi trent’anni ha permesso a Messina Denaro di rimanere uccel di bosco continuando ad esercitare il suo potere su una provincia che nonostante le immense ricchezze è rimasta povera.

Stanno così venendo fuori legami con la massoneria e non è escluso che è in quest’ambito che potrebbero presto arrivare gli ordini di arresto a proposito della «rete» che ha protetto l’ormai ex capo mafia. Non è escluso che a proteggerlo fino ad oggi vi possa essere stata una rete di copertura di carattere massonico in tutto il mondo. Tanto potrà dire il materiale cartaceo recuperato dagli investigatori in questi giorni.

 

Un servizio di Laura Spanò sul Giornale di Sicilia oggi in edicola

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