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I covi di Messina Denaro ripuliti? Angelosanto: «Ipotesi, ma non si può confermare»

Il comandante dei Carabinieri del Ros Pasquale Angelosanto

«Non siamo in grado di dire se qualcuno sia andato prima. Mi auguro che se ci sia stato qualcuno abbia lasciato qualche traccia. È un’ipotesi, ma allo stato non siamo in grado di confermarla». Lo ha detto il comandante del Ros, Pasquale Angelosanto, a Porta a Porta, rispondendo in merito all’eventualità che qualcuno possa essere entrato nei covi di Messina Denaro subito dopo il suo arresto e prima degli investigatori, portando via documenti importanti.

Nei covi al lavoro i carabinieri del Ris

Nei covi del boss individuati, «i carabinieri del Ris stanno facendo rilevamenti di carattere biologico, reperti biologici, perché l’unico modo per poter dire che quei luoghi erano frequentati da alcune persone è trovare tracce di dna da sequenziare per poi metterle da parte per confrontarle col dna di tutti gli indagati che incroceranno queste indagini», ha spiegato Angelosanto, il quale ha aggiunto: «stiamo facendo un’attività di repertamento, di fino. Poi cercheremo di capire se nell’abitazione ci sono ambienti e cavità nascoste o casseforti coperte da intercapedini».

La nomina della nipote come legale del boss è un caso

E sul fatto che Messina Denaro abbia nominato la nipote come suo avvocato difensore, il comandante del Ros ha commentato: «siamo in presenza di un vuoto normativo. Il difensore è tutelato dalla legge proprio per l’esercizio del suo mandato di difesa, se c’è questo aspetto che potrebbe far pensare a un tentativo di aggiramento del 41 bis ci troviamo di fronte a una difficoltà oggettiva». Facendo una panoramica sul territorio, Angelosanto ha concluso: «il Trapanese, che è sotto controllo diretto di Matteo Messina Denaro come provincia mafiosa, ha quattro mandamenti mafiosi e ha 19 famiglie mafiose dipendenti da questi mandamenti, tuttora. La nostra attività investigativa ha puntato nel corso degli anni a colpire gli assetti militari di queste famiglie mafiose, prolungando lo sforzo per impedire che si ricostruissero dopo gli arresti. Se noi pensiamo che le famiglie mafiose sono composte dalle cosiddette decine, componenti di dieci persone, immaginiamo quanti possano essere».

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