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Strage della casermetta di Alcamo Marina, Morra: «Si potrebbe riaprire il caso»

La stele

«Per fare un esempio, su Alcamo Marina, se si vorrà, verranno fuori cose divertenti, a nostro avviso la magistratura potrebbe riaprire il caso e la prossima commissione parlamentare di inchiesta, sempre che venga istituita, potrebbe ragionare su dinamiche che hanno generato fatti inquietanti tra Trapani e Palermo, si rinvia a Stay behind, a Gladio e quindi a una storia che vede la criminalità organizzata dialogare con stati al plurale». Lo ha detto il presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra, rispondendo ai giornalisti, a margine della presentazione delle conclusioni della Commissione, alla domanda su quali casi avrebbero potuto avere una diversa risultanza se il lavoro della Commissione non si fosse interrotto per la caduta anticipata della legislatura.

«Parte della relazione su Alcamo - ha aggiunto Morra sulla vicenda di Alcamo Marina, dove un confidente della polizia avrebbe dato indicazioni sulla possibilità che il duplice omicidio del 27 gennaio 1976 di due carabinieri della locale caserma dell’Arma, Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, sia stata un’operazione militare, un’operazione di Gladio - è oggetto di secretazione, non posso pregiudicare eventuali possibili attività dell’autorità giudiziaria».

Per quanto riguarda il lavoro di esame delle liste elettorali, su cui oggi sono stati forniti i dati definitivi e relativi alle elezioni amministrative intercorse tra il 2018 e il 2021, Morra ha osservato, sollecitato sull’imminente appuntamento elettorale: «Adesso faccio questa riflessione: la Commissione presieduta dal sottoscritto ha, con diverse sedute della plenaria, modificato il codice di autoregolamentazione aggravandolo. Sulla carta tutte le forze politiche hanno votato a favore salvo poi i presidenti delle due Camere non riuscire a trovare un momento in cui sottoporre al voto di ratifica il codice di autoregolamentazione approvato nei primi mesi del 2019 ma poi di fatto mai entrato in vigore». «Per cui - ha concluso - noi abbiamo esaminato i candidati con il codice Bindi che è un poco più morbido perchè evidentemente così le forze politiche volevano».

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