«Non si può gettare in mare l’acqua della Diga Trinità quando il grande caldo rende necessario irrigare i campi. A rischio sono seimila ettari di vigneti del Trapanese». È quanto affermano, in sintesi, i presidenti di cinque cantine sociali: Colomba Bianca (Dino Taschetta), Birgi (Peppe Monteleone), Paolini (Gaspare Baiata), Europa (Nicola Vinci) e Petrosino (Vincenzo Ampola), che nei giorni scorsi si sono riuniti per fare il punto su una criticità che rischia, dicono, «di trasformarsi in crisi irreversibile per tantissimi produttori vitivinicoli».
I cinque presidenti hanno lanciato un appello al ministero delle Infrastrutture, affermando che «a rischio sono 24 milioni di euro solo nella provincia di Trapani». Le temperature sopra la media, spiegano, fanno già presagire l’emergenza idrica. E per questo si leva il grido d’allarme dei proprietari dei vigneti. «Ormai da diverse settimane – dicono i cinque presidenti delle cantine di Salemi, Marsala e Petrosino – le paratoie della Diga Trinità sono aperte, provocando la fuoriuscita di rilevanti metri cubi di acqua che vengono riversati 24 ore su 24 in mare. Se questa situazione non verrà fronteggiata al più presto, la diga disporrà di un quantitativo di acqua di 3 milioni di metri cubi, a fronte di una capacità massima di 18 milioni, limitando l’irrigazione estiva di emergenza nei vigneti. Non possiamo permetterci ulteriori dispersioni idriche».
La diga Trinità potrebbe servire circa 6000 ettari di vigneti, che hanno un fabbisogno idrico annuo che si attesta attorno a 6 milioni di metri cubi e che non può essere sostenuto con le sole piogge. «Un’annata siccitosa – continuano i presidenti - oltre alla perdita di gran parte della produzione, rischierebbe di far disperdere anche buona parte del nostro patrimonio. La produzione del territorio servito dalla Diga Trinità è di circa 600mila quintali di uva che, per una media di 40 euro a quintale, corrisponde a 24 milioni di euro. Perdere anche solo il 20% vuol dire buttare al vento 4,8 mln, ovvero fare cadere in rovina centinaia di famiglie. Il ministero competente (Infrastrutture), nelle more di acquisire da parte del gestore, l’assessorato regionale all’Energia, ulteriori verifiche tecniche ha abbassato ulteriormente la quota d’invaso portando a circa 3 milioni il volume disponibile per l’irrigazione. Standard che sono molto al di sotto delle esigenze. C’era tutto il tempo utile, in questi mesi, per aprire le condotte e svolgere la manutenzione degli impianti. Ma c’è un intreccio di competenze che si trasforma spesso in immobilismo».
Non è stato possibile avere una replica dall’assessore regionale Daniela Baglieri.
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