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Un architetto, un tecnico radiologo e un agricoltore: chi sono i tre fiancheggiatori di Messina Denaro

Massimo Gentile, Cosimo Leone e Leonardo Gulotta: il loro ruolo nella latitanza del boss

Gli ultimi arresti operati dal Ros nell'ambito della ricerca dei favoreggiatori della latitanza di Matteo Messina Denaro, sono di Campobello di Mazara. Cittadina dove il boss viveva da tempo e dove sapeva di poter contare su una cerchia di persone che non l'avrebbero mai tradito.

Massimo Gentile, 51 anni, (nella foto a sinistra) è architetto e lavora come responsabile dei procedimenti del servizio Lavori pubblici del Comune di Limbiate in provincia di Monza-Brianza dal 2018 e dove si è poi trasferito l'anno successivo. In precedenza era stato titolare di una immobiliare a Tre Fontane e di un ristorante-pizzeria. Da stamane (27 marzo) è in carcere assieme al cognato di Cosimo Leone, 56 anni, accusati di associazione mafiosa.

L'architetto Gentile originario di Campobello di Mazara è anche cugino di secondo grado del killer Salvatore, marito di Laura Bonafede (l’amante di Messina Denaro), anche lei dallo scorso anno finita in carcere. Il professionista gestiva decine di progetti finanziati con il Pnrr. Avrebbe prestato a Messina Denaro la sua identità per avere falsi documenti consentendogli di acquistare un’auto e una moto. È lo stesso Gentile a raccontare su Facebook delle opere realizzate grazie ai fondi europei. Lavori legati a ristrutturazioni di scuole, impianti sportivi, infrastrutture.

E ora sull'attività dell’architetto si potrebbero aprire nuovi filoni di indagine: i magistrati da anni, infatti, denunciano il rischio di infiltrazioni mafiose nella gestione dei finanziamenti del Pnrr.

Cosimo Leone (nella foto a destra con la sigaretta), invece, vive a Campobello di Mazara è tecnico radiologo dell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo. È lui secondo gli investigatori ad avere un ruolo importante nella trafila sanitaria. Messina Denaro ha scoperto di avere un tumore da una colonscopia effettuata a Marsala il 3 novembre 2020, il 6 novembre riuscì a farsi visitare subito da un chirurgo dell’ospedale di Mazara del Vallo e a ricoverarsi il 9 novembre per operarsi. Ad accompagnarlo c’era sempre Andrea Bonafede, l'operaio del comune di Campobello arrestato e già condannato. Ma il gancio interno e riservato sarebbe stato proprio Leone.

Leonardo Gulotta, agricoltore di 31 anni, (nella foto a destra con la sigaretta)  infine, è accusato concorso esterno in associazione mafiosa ed è lui che avrebbe messo a disposizione del boss la propria utenza telefonica per alcune comunicazioni.

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