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Migranti, caso Iuventa a Trapani: la Procura chiede il non luogo a procedere

I componenti dell’equipaggio della nave di una ong tedesca sono imputati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina

La Procura di Trapani ha chiesto al Gup il non luogo a procedere per tutti gli imputati del caso Iuventa «perché il fatto non costituisce reato» e la restituzione della nave di soccorso sequestrata nel 2017. Lo scrive su X il gornalista di Radio Radicale Sergio Scandura. «Siamo sodisfatti della richiesta del Gup, ma faremo comunque la nostra parte perchè abbiamo argomentazioni non sovrapponibili». Lo ha detto all’AGI Francesca Cancellaro, legale dei membri dell’equipaggio della nave.

In arrivo l'osservatore Onu

Intanto al processo Iuventa, che vede quattro membri dell’equipaggio della nave di una ong tedesca imputati a Trapani di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, arriverà un osservatore della relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani. Lo affermano i legali della difesa. Dopo due anni di udienze preliminari, è attesa per oggi l’arringa dell’accusa in quello che le ong hanno definito «il più grande, costoso e complesso caso giudiziario contro i membri del soccorso civile in mare».

La sentenza attesa per il 2 marzo

Organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International o il Centro europeo per i diritti costituzionali e Umani (ECCHR) invieranno degli osservatori a Trapani per assistere alle giornate conclusive del processo, da oggi al 2 marzo, giorno in cui è prevista la sentenza. «Dopo aver comunicato ripetutamente sul caso con il Governo italiano, questa settimana invierò un membro del mio team per osservare il procedimento», ha afferma Mary Lawlor, relatrice speciale del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite sulla situazione dei difensori dei diritti umani, in una dichiarazione pubblicata sulla piattaforma X. «Che lo si dichiari apertamente o meno - ha aggiunto Lawlor - la restrizione dello spazio di solidarietà con i migranti è diventata una politica dei governi italiani che si sono succeduti. Ha contribuito a rendere il Mediterraneo centrale la rotta migratoria più mortale al mondo. Il procedimento contro l’equipaggio della Iuventa rimane una brutta macchia nell’impegno dell’Italia e dell’Unione Europea in materia di diritti umani. Il caso deve essere chiuso». A esprimere solidarietà agli imputati è stato anche Wolfgang Kaleck, Segretario Generale dell’Ecchr e avvocato europei per i diritti umani, nonchè rappresentante legale di Juliane Assange in Germania. «L’equipaggio della Iuventa - ha detto - ha intrapreso la battaglia per i diritti delle persone in movimento. La criminalizzazione della solidarietà verso i rifugiati ha lo scopo di distogliere l’attenzione dalle ingiustizie politiche e legali delle autorità europee responsabili. Questa strategia non deve avere successo: Ecco perché dobbiamo essere solidali con l’equipaggio della Iuventa e con tutti gli altri. Perchè questa battaglia riguarda anche la condizione politica dell’Europa e il diritto per tutte le persone ad avere diritti».

La vicenda

Il caso Iuventa prese piede nell’estate del 2017, quando l’allora governo guidato da Paolo Gentiloni, ministro dell’Interno Marco Minniti, varò il «codice di condotta» per le ong impegnate nel soccorso in mare, descritto da Jugend Rettet (Giovani in soccorso) come «una vera e propria minaccia al loro operato in mare». La ong, insieme ad altre, rifiutò di firmare il codice prima della scadenza del 31 luglio 2017. Il 2 agosto 2017 la nave Iuventa dell’organizzazione Jugend Rettet venne sottoposta a sequestro su mandato giudiziario italiano per il sospetto di «assistenza alla migrazione illegale» e collusione con i trafficanti durante tre diverse operazioni di salvataggio svolte durante il 2016 e il 2017.

Nella foto la nave Iuventa

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