Tutti lo cercavano e lui seraficamente dirigeva assieme a Giovanni Luppino le operazioni di trasloco da Vicolo San Giovanni a Vicolo San Nicola. Matteo Messina Denaro come un normale padrone di casa aveva atteso davanti l’uscio di casa gli operai e il titolare dell’impresa di trasporti impartendo ordini su come e cosa portare. È quanto cristallizza l’ordinanza di custodia cautelare disposta dal Gip Alfredo Montalto che ha portato in carcere i fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, figli dell’imprenditore e autista del boss, Giovanni.
In modo sfacciato l'ex padrino di Castelvetrano aveva contattato personalmente l’autotrasportatore a cui aveva pure mandato via WhatsApp le foto dei mobili in modo che non ci fossero imprevisti. Teneva alla cucina, quanto al nuovo piatto doccia che si era fatto comprare e montare nella casa di vicolo San Vito. Prima di cambiare casa il boss aveva infatti manifestato l’esigenza di fare installare un piatto doccia nel bagno della nuova casa. Per questo poté contare su Andrea Bonafede, e sui Luppino padre e figli. Dai filmati recuperati dalla videosorveglianza di un esercizio commerciale si vede la vettura di un muratore, Gaetano Messina.
Dal traffico telefonico poi si apprendeva che Messina in quel periodo aveva contatti con Andrea Bonafede e con i due fratelli Luppino. Ci sono diversi contatti tra il muratore e i tre. Il 12 maggio a tarda sera l’auto di Messina è davanti l’abitazione di vicolo San Nicola.
Era Vincenzo Luppino a contattare il muratore a cui era stata data disposizione per la ristruttuazione e Vincenzo Luppino aveva saldato l’importo dei lavori in contanti ala moglie del muratore. Siamo al 4 giugno. Iniziano le operazioni di trasloco.
(Nella foto il sopralluogo dei carabinieri del Ris nell'ultimo covo del padrino)
Un servizio completo di Laura Spanò sul Giornale di Sicilia in edicola oggi
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