«L’udienza preliminare di ieri dedicata all’esame dei testimoni d’accusa, ha contribuito a far emergere i secondi fini e la assoluta mancanza di credibilità dei testimoni su cui l’accusa ha costruito l’intero caso. Gli imputati sperano quindi che l’udienza segni l’inizio della fine del processo, poiché è chiaramente emerso che le accuse dei testimoni sono state costruite a tavolino e politicamente motivate». È quanto si legge in una nota della difesa della nave umanitaria Iuventa. L’indagine coinvolge 21 persone di Jugend rettet, Save the children e Medici senza frontiere; l’accusa è di «favoreggiamento di immigrazione illegale».
L’esistenza di «testimoni oculari affidabili e attendibili», sostiene la Ong, è sinora sempre stato considerato l’elemento distintivo e peculiare del caso Iuventa e la principale differenza rispetto alle decine di altri casi contro le Ong che si occupano di soccorso in mare, che non sono mai arrivati al processo o sono stati immediatamente archiviati.
«Tuttavia, - prosegue la nota - l’udienza di ieri ha gettato una luce molto diversa su tale approccio. I due testimoni chiave sono infatti stati sostanzialmente licenziati dalle forze di polizia a causa di una storia professionale segnata da bugie, frodi, diffamazione e negligenza. La procura di Trapani era pienamente consapevole del loro torbido passato fin dall’inizio, ordinando persino di intercettarne i telefoni per verificarne le dichiarazioni. Il fatto che abbiano contattato Matteo Salvini e che abbiano scambiato con lui informazioni e materiale rivela le inclinazioni e le motivazioni politiche alla base delle loro accuse e testimonianze».
«L’esame incrociato dei testimoni dell’accusa, finalmente ordinato dall’autorità giudiziaria per verificare la loro credibilità - sottolinea l’avvocato Nicola Canestrini -, ha confermato l’assoluta mancanza di prove per i capi d’accusa. L’immediata chiusura del procedimento iniziato 8 anni fa è l’unica opzione accettabile in uno Stato di diritto».
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