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Gli ultimi tre superstiti di Selinunte, parla l'assistente sociale di Castelvetrano: «Erano impauriti, scalzi e digiuni»

Il racconto di Antonella Patellaro: «Quando sono arrivati eravamo in ufficio, è stato uno degli ospiti della struttura ad avvertirci che c’erano questi ragazzi nel cortile che chiedevano aiuto. Così siamo usciti e li abbiamo accolti»

«Quando sono arrivati eravamo in ufficio, è stato uno degli ospiti della struttura ad avvertirci che c’erano tre ragazzi nel cortile che chiedevano aiuto. Così siamo usciti e li abbiamo accolti». Antonella Patellaro, 31 anni, è assistente sociale del Cpa Selinus di Castelvetrano, la struttura aperta a giugno scorso che accoglie minori migranti non accompagnati, dove stamattina si sono presentati tre ragazzini sbarcati venerdì notte sulla spiaggia di Marinella di Selinunte.

«Avranno avuto 16 anni - racconta Antonella Patellaro - erano disorientati, impauriti e ci hanno raccontato come sono arrivati qui. Quando li abbiamo visti ci siamo subito accorti che erano reduci da uno sbarco, indossavano tute da ginnastica ed erano a piedi scalzi, nonostante uno in mano teneva un paio di scarpe da tennis e gli altri due un paio di ciabatte. Ci hanno subito chiesto acqua e cibo, li abbiamo fatti sedere dando loro cornetti, dolci e acqua e, nel frattempo, abbiamo chiamato i carabinieri».

Sono stati i tre ragazzi a raccontare in arabo di essere arrivati con la barca naufragata venerdì notte, di avere visto i cadaveri dei loro compagni di viaggio sulla spiaggia (“i loro visi si sono subito intristiti”) e di essersi incamminati verso le campagne. Due giorni a vagare in un territorio sconosciuto, percorrendo decine di chilometri, senza soldi e cellulari. «Ci hanno raccontato di aver raggiunto a piedi prima Campobello di Mazara e poi lì alcuni tunisini che hanno incontrato gli hanno consigliato di raggiungere Castelvetrano dove ci sono centri per minori come il nostro», racconta Antonella Patellaro.

«Vogliamo tornare qui, ci hanno detto quando stavano salendo sulla macchina della Croce rossa italiana che li ha portati al centro di identificazione di contrada Milo a Trapani - continua l’assistente sociale - sui loro visi è comparso il sorriso, li abbiamo visti andare più sereni e li abbiamo salutati col cuore in mano. Chissà se nell’iter di assegnazione torneranno di nuovo qui, noi siamo pronti ad accogliere con gioia», conclude Antonella Patellaro.

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