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Inchiesta Mare monstrum a Trapani, l'ex sindaco Fazio condannato a 4 anni e 6 mesi

Per l'ex deputato anche l'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e la confisca di circa duecentomila euro

L'ex deputato ed ex sindaco di Trapani Girolamo Fazio è stato condannato per corruzione, alla pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione, all'interdizione dai pubblici uffici per 5 anni e alla confisca di circa 200 mila euro, dal tribunale di Trapani presieduto dal giudice Agate, a latere i giudici Bandiera e Cantone.

Fazio è stato assolto dagli altri capi d'imputazione: traffico illecito di influenze e violazione di segreto d'ufficio. Quantificati in circa 200 mila euro i danni alla regione e in 50 mila euro quelli alla presidenza della Regione Sicilia. Il Tribunale ha disposto la trasmissione degli atti al PM per falsa testimonianza a carico di Morace Carlo (ed altro). Il processo è scaturito da un troncone dell'indagine “Mare Monstrum”, la cosiddetta "tangentopoli del mare". Fazio era imputato di corruzione, traffico illecito di influenze e violazione di segreto d'ufficio. I PM, Franco Belvisi e Brunella Sardoni, avevano chiesto una condanna a nove anni, ritenendolo la longa manus dentro gli uffici del Dipartimento Trasporti della Regione, degli armatori Morace, Vittorio (deceduto) ed Ettore della Liberty Lines. Ma anche di aver fatto mercimonio del proprio incarico parlamentare a favore della ditta Stefania Mode.

Le accuse a Fazio formalizzate prima dalla Procura di Palermo e poi da quella di Trapani, scaturiscono dalle indagini condotte dai carabinieri di Trapani, che risalgono al 2017 quando furono arrestati Fazio e Morace jr, ma ci furono pure le ammissioni fatte da Ettore Morace e dall'ex ad di Stefania Mode Aldo Carpinteri, che hanno patteggiato a loro volta le accuse per le quali sono finiti sotto indagine.

«Registriamo che l’onorevole Fazio - dice il suo legale, Lillo Fiorello - è stato assolto perché il fatto non sussiste dai reati di traffico di influenze illecite e rivelazione di segreto d’ufficio. Registriamo altresì che il tribunale di Trapani non ha ritenuto sussistente l’ipotesi di reato sostenuta dalla Procura della Repubblica di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, ritenendo invece sussistente l’ipotesi di corruzione per l’esercizio della funzione, unico reato molto più lieve per il quale andremo avanti in Appello».

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