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Il blitz di Trapani: per i magistrati «al Comune di Custonaci c’era una giunta parallela fra mafiosi, politici e imprenditori»

Dalle pagine dell'ordinanza emerge anche il commercio dei materiali di cava utilizzati per riempire i nuovi porti in mezza Sicilia

Quello che viene fuori a Custonaci dall’operazione antimafia Scialandro e che riguarda il periodo di sindacatura di Giuseppe Morfino mostra una fotografia davvero impietosa. «Al Comune di Custonaci c’era un giunta parallela — hanno scritto i magistrati — composta da associati mafiosi, politici e imprenditori, in grado di condizionare l’attività amministrativa locale, permeata dall’interferenza mafiosa e diventata strumento di controllo del territorio e dell’economia locale».

Un’inchiesta che ha svelato che negli uffici del Comune alcuni personaggi avrebbero messo mano a procedure e scelte amministrative. E tra le pagine dell’ordinanza si possono intravedere il controllo del mercato del calcestruzzo, di quello oleario, ma si intravede anche altro per i nomi coinvolti, il commercio per esempio dei materiali di cava utilizzati per riempire i nuovi porti in mezza Sicilia. Ancora una volta viene fuori la fotografia più reale della mafia trapanese, una mafia che sa sparare bene quando è ora di sparare ma allo stesso modo sa votare bene quando è ora di votare. Tra gli indagati a piede libero l’ex sindaco Peppe Morfino. Tra gli altri indagati Baldassare Campo (come si legge nell’ordinanza, vicino a Mario Mazzara, soggetto legato all’esponente mafioso di Valderice Francesco Todaro, già titolare di una attività di lavorazione marmi in contrada Scurati).

Campo, pur non avendo ruoli amministrativi, si aggirava per gli uffici comunali con estrema libertà. Per gli investigatori sarebbe stato l’anello di congiunzione tra l’amministrazione e gli esponenti mafiosi. Mentre l’ex vicesindaco, Carlo Guarano è stato arrestato, Morfino e Campo sono solo indagati, e per tutti loro, naturalmente prevale la presunzione di innocenza. Ma a leggere l’ordinanza si capisce cosa avveniva all’interno del Comune e soprattutto come sarebbero state gestite alcune procedure.

Già in tempi non sospetti in Consiglio comunale erano state evidenziate situazioni poco chiare da Giuseppe Bica, allora consigliere d’opposizione. A conferma dei rapporti tra Morfino e Campo ci sono poi alcune conversazioni intercettate dagli investigatori sull’affidamento diretto dell’approvvigionamento idrico ad una ditta del territorio. Interessante la conversazione intercettata il 5 agosto del 2021. Campo: «Dobbiamo stare attenti Peppe, perché qua... va di sopra sono». Quella frase «di sopra sono» i pm pensano potrebbe essere la reazione di altre imprese per quelle forniture d’acqua richieste in assenza di formale affidamento (soltanto) all’impresa Lazzarucci Monteleone Antonino. Secondo gli investigatori, ci sarebbe stata una turbativa d’asta, circostanza che non viene riscontrata dal gip.

A Morfino viene contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa. Gli investigatori parlano di una sorta di «giunta parallela» composta da associati mafiosi, politici e imprenditori, in grado di condizionare l’attività amministrativa locale, permeata dall’interferenza mafiosa e diventata strumento di controllo del territorio e dell’economia locale». Per il gip gli elementi probatori acquisiti «appaiono assolutamente insufficienti per supportare tale ipotesi di reato». Per Morfino il gip ha ritenuto non esserci una gravità tale degli indizi da consentire l’applicazione di una misura cautelare.

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