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Messina Denaro respinge l'infamia del delitto di una donna incinta

La perquisizione nella casa di Laura Bonafede

Ha tentato in tutti i modi di scrollarsi di dosso un’ennesima accusa infamante: aver ucciso Antonella Bonomo, la ragazza di 23 anni di Castellammare del Golfo che aveva in grembo una creatura di tre mesi, strangolata nel giugno del ‘92 perché conosceva i segreti del suo compagno, il boss Vincenzo Milazzo. Matteo Messina Denaro - durante un interrogatorio in videoconferenza con il gip Alfredo Montalto, i magistrati della Procura, il suo avvocato difensore - ha spiegato, dopo aver utilizzato un giro di parole, di aver «svolto ex post una “indagine”, che, a suo dire, avrebbe accertato che la ragazza non era incinta».

Prove tecniche di una difesa che sa di gesto disperato, quello del boss accusato delle stragi di Capaci e via D’Amelio, degli attentati del ‘93 a Roma, Firenze e Milano, del rapimento e dell’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo, e anche di due omicidi costati il carcere a Salvatore Gentile, marito di Laura Bonafede, la donna che gli è stata accanto in questi anni da latitante.

Gentile è in carcere per i delitti di Pietro Calvaruso e Nicolò Tripoli, commessi a Campobello di Mazara nel settembre 1991 e nel gennaio 1993. Matteo Messina Denaro gli ordinò di sequestrare e uccidere Calvaruso nell’ambito della guerra di mafia contro il clan di Alcamo. La vittima fu rapita, trasportata in un villino a Triscina, interrogata, torturata e strangolata. E il cadavere messo in un sacco dell’immondizia e bruciato. L’omicidio di Tripoli fu deciso da Messina Denaro ed eseguito con Gentile: la vittima rubava senza autorizzazione.

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