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Retata di mafia nel Trapanese, il pizzo riscosso senza permesso: tensione fra i clan

Un momento della maxi operazione dei carabinieri

"Vuole sapere da chi è autorizzato stu testa di m. a cogghiere...". C'è anche questo dialogo nelle intercettazioni contenute nell'ordinanza che ha portato all'operazione Hesperia con 35 arresti di mafia in provincia di Trapani.

Uno stralcio che permette di ricostruire un momento di tensione all'interno delle famiglie mafiose e, più nello specifico, fra Emilio Alario, nipote del capo mafia Vito Gondola (già condannato per aver fatto parte del mandamento di Mazara del Vallo), e Franco Luppino, boss di Campobello di Mazara e considerato fedelissimo di Matteo Messina Denaro. Tensioni scaturite dalla riscossione delle estorsioni ("cogghiere", appunto) da parte di Alario senza l'autorizzazione dei vertici di cosa nostra.

Già nel corso delle indagini erano emersi elementi di conflitto sul ruolo di Emilio Alario nella famiglia di Mazara del Vallo proprio nel momento di passaggio della reggenza da Vito Gondola al giovane Dario Messina.

Il 20 settembre 2017 era stata intercettata una conversazione fra i citati Dario Messina e suo fratello Alessandro, nel corso della quale il primo faceva riferimento a una vicenda che aveva coinvolto un soggetto "palermitano fatto mazarese", che si era "fatto un bel po' di anni di galera", che "lavora alla Crai", "parente dello zio Vito" il quale, a dire del Messina, aveva chiesto appunto allo "zio Vito" di poter conoscere proprio Dario Messina (Messina: "Però al tempo, quando fu ... all'epoca, lui lo sai che mi ha detto? Dice: "non te lo presento"... perché lui mi voleva conoscere... ed al tempo lui mi ha detto... gli ho detto: "ma perché è combinato male?", dice: "non è che è combinato male... dice... è palermitano, non è paesano nostro, questo!". Che mi doveva dire più di questo?").

La posizione di Alario non sembra essere molto "comoda". In un altro dialogo si parla ancora di lui. Ne discutono Marco Buffa e Piero Di Natale. Questo conflitto, in seno al mandamento di Mazara del Vallo, si rinnovava all'indomani dell'arresto di Dario Messina e della conseguente assenza nel territorio del capo mandamento; dissidi che stavolta avevano visto l'intervento risolutivo del capo mafia Francesco Luppino, scarcerato il 2 maggio 2019.

La vicenda viene ricostruita attraverso le intercettazioni registrate a partire dal 19 dicembre 2020, giorno in cui Luppino si incontra con Piero Di Natale e quest'ultimo, subito dopo, si reca a Petrosino da Marco Buffa.

Luppino aveva incaricato Piero Di Natale e Marco Buffa di parlare direttamente con Emilio Alario, per comprendere chi lo avesse autorizzato a portare avanti le estorsioni sul territorio. Il boss aveva però impartito il preciso ordine di non creare alcun conflitto (Di Natale: "tu non ci andare pesante, Piero non ci andare pesante'").

La questione era tanto grave che addirittura Buffa e Di Natale che "i due - scrivono gli investigatori - manifestavano propositi omicidiari nei confronti di Alario, formando a tal fine uno 'squadrone', progetto che tuttavia non aveva trovato l'assenso di 'quello', cioè Franco Luppino, che aveva constatato di non avere uomini a sufficienza per 'fare una guerra'".

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