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Il Met restituisce all'Italia i tesori d'arte rubati, 8 li aveva acquistati dal castelvetranese Becchina

Il mercante d'arte Gianfranco Becchina

Dopo il Getty Museum di Los Angeles un altro grande museo americano entra nel mirino della magistratura: la procura di New York ha sequestrato 21 opere d’arte di età classica rubate in Italia e che la prossima settimana saranno restituite alla patria di origine. Altre sei opere confiscate al Met saranno rimpatriate in Egitto. Secondo gli investigatori, tra i pezzi italiani illegalmente acquistati dal museo, otto erano entrati nelle collezioni tramite Gianfranco Becchina, un mercante d’arte di Castelvetrano con galleria in Svizzera al centro di vari processi in Italia.

I sequestri, che la procura ha posto in atto nell’arco di mesi ma di cui solo oggi l’International Consortium of Investigative Journalists e poi il New York Times hanno dato notizia, rafforza la sensazione che la procura di New York stia intensificando gli sforzi per condurre in porto indagini in corso da anni sul commercio clandestino di beni culturali. Un mese fa il Getty di Los Angeles aveva annunciato il rimpatrio del gruppo di sculture «Orfeo e le Sirene» dopo che l’ufficio di Matthew Bogdanos, responsabile per l’ufficio del District Attorney del contrasto al traffico di antichità, in collaborazione con i Carabinieri del nucleo Tpc, aveva scoperto che era stato scavato clandestinamente nell’area di Taranto.

In tutto le opere che saranno restituite dal Met hanno un valore di 13 milioni di dollari: tra queste, con una stima di tre milioni, la testa colossale in marmo di Atena datata al 200 avanti Cristo e una kylix di terracotta attribuita al Pittore di Villa Giulia con una datazione a circa il 470 avanti Cristo che il Met aveva acquistato dalla galleria di Becchina a Basilea nel 1979. Un altro pezzo, una statuetta di terracotta di una dea datata a circa il 400 avanti Cristo, era stata donata nel 2000 da Robin Symes, il gallerista britannico coinvolto nella vendita della colossale Venere di Morgantina, acquistata dal Getty nel 1988 per 18 milioni di dollari e restituita all’Italia nel 2007.

«Indaghiamo le persone, non i musei», aveva detto all’ANSA Bogdanos al tempo del sequestro al Getty: altri mercanti d’arte nel mirino degli investigatori sono Giacomo Medici e Pasquale Camera, oltre a Becchina. Il Met aveva comprato molti pezzi da Becchina quando il mercante non era ancora entrato nel mirino dell’inchiesta: «Avrebbe dovuto indagare sulla provenienza dei pezzi entrati nelle collezioni attraverso la galleria di Basilea una volta emersi i sospetti», ha detto al Times un esperto in traffico di arte rubata. Per parte sua il Met ha affermato che le informazioni sui pezzi incriminati solo di recente sono state condivise dagli investigatori. Le procedure per nuove acquisizioni sono diventate molto più severe rispetto alla pratica negli anni Settanta - ha detto il portavoce Kenneth Weine - e dagli ultimi 20 anni sono sottoposte a continue revisioni.

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