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I fanghi del porto di Trapani finiranno nel mare della serie tv Makari, è protesta

La baia di Macari

Lo specchio di mare del golfo di Custonaci, che talvolta fa da sfondo alle scene della serie televisiva Makari, rischia di diventare una pattumiera. Lì, infatti, saranno depositati 415.169 metri cubi provenienti dai fondali del porto di Trapani. Lo sostiene l’atto di diffida presentato all’Autorità portuale della Sicilia occidentale e agli assessorati regionali competenti e al ministero della Transizione ecologica dall’Unione provinciale del Movimento Cristiano Lavoratori, dal Confsal Sicilia, da Sicilia Antica di Trapani e dal Circolo Intercomunale Mcl Azione Cristiano-Sociale di Trapani. «È stato inopinatamente deciso di sversare in mare nuovamente - affermano le associazioni - nuovamente, i ‘sedimentì di categoria A,B,C e D, prelevati dai lavori di dragaggio nel porto di Trapani, con il rischio di danneggiare una delle aree marine più delicate, anzichè essere trattati e smaltiti nei due Centri di Raccolta di rifiuti speciali individuati, con analisi di mercato, nella provincia di Agrigento specializzati nel trattamento e smaltimento di quelli che sono, a tutti gli effetti, rifiuti inquinanti». I fanghi saranno immersi in un’area «confinante con una vasta e rigogliosa prateria di Poseidonia oceanica, che rischia di morire a causa di sostanze in sospensione che le toglierebbero la luce solare vitale».

I fanghi, il cui volume potrebbe più che raddoppiare a 927.000 metri cubi nel caso in cui il dragaggio fosse esteso in futuro all’intero porto, saranno «distribuiti in un’area posta a circa 2,5 miglia nautiche dalla costa di Custonaci e vicina alla costa di San Vito Lo Capo, e distante circa 8 miglia nautiche dal porto di Trapani. Si tratta di uno specchio d’acqua contiguo proprio con la Riserva naturale orientata di Monte Cofano e con l’ambito territoriale protetto di Rete Natura 2000 che comprende le Zsc (Zona Speciale di Conservazione) di San Vito, Monte Cofano, Faraglioni di Scopello, Fondali dello Zingaro e la Zona a Protezione Speciale di Monte Cofano, Monte Sparacio e Capo San Vito.

È un’area segnata da «una ricca biodiversità» e dall’esistenza di una popolazione ittica che include «in particolare il nasello, la triglia di fango e il gambero rosa, che richiedono una profondità compresa tra i 50 e i 400 metri e che hanno anche un valore commerciale considerevole perchè specie pregiate in un mercato» nel quale lavorano «marinerie composte da nuclei familiari locali che rischierebbero di perdere oltre tutto la loro storica principale o unica fonte di reddito». Le organizzazione chiedono che sia revocata la decisione di sversare i fanghi nello specchio di mare prossimo a San Vito Lo Capo e a Monte Cofano, e che «siano trasportati via terra con 40.000 (nella migliore delle ipotesi 18.000) viaggi di andata e ritorno di camion appositamente attrezzati nella provincia di Agrigento e giammai in qualsiasi luogo dell’ecosistema marino nel quale, in particolare e in special modo, vale il principio che tutto è strettamente connesso: flora, fauna e ambiente».

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