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«Perdonato», ma ora dovrà ripulire le aiuole di Erice

La vicenda finita davanti al giudice di pace riguarda un giovane che per questioni legate a difficoltà di alloggio avrebbe minacciato al telefono il sindaco Tranchida

TRAPANI. «Come privato cittadino, ti perdono. Come sindaco, per ritirare la querela nei tuoi confronti, esigo che in qualche modo tu ripaghi l'istituzione che rappresento». Così il sindaco di Erice, Giacomo Tranchida, ha ritirato la querela che aveva presentato nei confronti di un giovane 24enne che lo aveva minacciato ed insultato e che, a titolo di risarcimento, svolgerà ora, per tre giorni, un lavoro di pulizia e manutenzione delle aiuole degli spazi comunali vicini al Carcere ed al Centro sociale "Peppino Impastato" del rione San Giuliano.

E' il singolare esito di una vicenda giudiziaria che risale al mese di luglio del 2013 quando G.C., 24 anni, esasperato per questioni legate a difficoltà di alloggio, si scagliò, per telefono, contro il sindaco di Erice, che peraltro non avrebbe avuto alcuna competenza a risolvere i problemi del giovane, apostrofandolo con termini tali da costringere Tranchida a sporgere querela. A carico di G.C. è stato instaurato, pertanto, un procedimento penale per ingiurie e minacce che è, infine, approdato davanti al Giudice di Pace di Erice Giovanni Vinci, e nel quale il sindaco Tranchida si è costituito parte civile, assistito dall'avvocato Vincenzo Maltese. Come vuole la norma, il giudice ha esperito il rituale tentativo di conciliazione tra le parti. Durante questa fase, l'imputato, difeso dall'avvocato Agatino Scaringi, si è scusato pubblicamente con Tranchida per i fatti che erano accaduti ed ha accettato la proposta del sindaco di Erice di mettersi a disposizione, in "forma riparatoria" e per dare dimostrazione di reale pentimento, per svolgere lavori di pubblica utilità al servizio della comunità ericina, lavori che, appunto, sono stati individuati nella pulizia e manutenzione delle aiuole da svolgersi per alcune ore al giorno nell'arco di tre giorni.

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