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Dopo la rapina a Vita adesso è paura nel Belice per la «banda dell’Est»

Si presume che il gruppo di malviventi sia lo stesso che in passato ha agito a Salemi

VITA. Torna la paura nella Valle del Belice. A qualche settimana di distanza dall’ultima rapina, la banda di malviventi con accento dell’Est torna a colpire, mettendo a segno una rapina a Vita. Stessa dinamica, stessi orari. Il gruppo non ancora identificato si sospetta sia artefice delle due rapine avvenute nell’ultimo anno a Salemi. È trascorso appena un mese dal «colpo»compiuto ai danni dei coniugi Ansaldi nella contrada San Ciro a Salemi.
Anche in quell’occasione, infatti, i due anziani, costretti a confessare il luogo della cassaforte, sono stati malmenati e rinchiusi nello sgabuzzino. Un episodio già accaduto nell’agosto 2013 quando a subire la spietata violenza dei rapinatori furono i coniugi Palumbo, di rientro a casa, in contrada Bagnitelli. Picchiato e rinchiuso in bagno insieme alla moglie Ignazio Palumbo ha riportato, quella sera, diverse fratture. Rapine premeditate che hanno gettato nel panico l’intera cittadina. Domenica sera, Onofrio Gucciardi, di rientro da lavoro, stava aprendo la porta di casa, quando il gruppo di malviventi ha aggredito prima lui e poi i suoi familiari. Entrati dentro casa i banditi hanno rotto i cellulari e il pc a cui il giovane era collegato.

Nonostante nessuna resistenza da parte dei malcapitati, secondo quanto testimoniano persone vicine alla famiglia, i banditi hanno continuato ad accanirsi contro di loro in maniera gratuita e ingiustificabile. Viso coperto da passamontagna, il gruppo di delinquenti schivava gli sguardi delle vittime avanzando minacce con bastoni appuntiti. Erano circa le 21,30 quando è iniziato quell’incubo. Una violenza che allarma adesso tutta la comunità vitese, da sempre molto unita, mentre qualcuno al bar dice: «si sono comportati peggio delle bestie».  Sono stati proprio un gruppo di amici di Piero i primi ad arrivare a dare soccorso alla famiglia che era riuscita a recuperare un cellulare, mentre il figlio che studia al nord preoccupato, dalla mancata risposta alla sue continue chiamate ai familiari, contattava i nonni materni. Arrivati sul posto la grave scoperta. Ancora scossa la famiglia non ha rilasciato nessuna dichiarazione. «Questo episodio – afferma il sindaco di Vita Fina Galifi – testimonia un decadimento morale e materiale senza precedenti. Niente tuttavia può giustificare questa violenza». A condurre le indagini i carabinieri delle compagnie di Alcamo e Mazara.

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