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Franca Viola, a soli 17 anni sfidò le usanze del tempo contro il nipote del boss

PALERMO. La storia di Franca Viola, la donna che rifiutò il matrimonio riparatore, inizia nel dicembre 1965. Alcamo, provincia di Trapani: i genitori della diciassettenne Franca, agricoltori, si oppongono alla sua relazione con Filippo Melodia, benestante ma nipote di un boss mafioso. L’uomo allora la rapisce assieme ai suoi scagnozzi e la tiene segregata per una decina di giorni, durante i quali la ragazza è vittima di violenze. Il padre di Franca avverte i carabinieri, finge un accordo e fa arrestare gli aguzzini della figlia. Una volta liberata, Franca Viola si rifiuta di sposare il suo rapitore, gesto che avrebbe estinto il reato, secondo una norma del codice penale allora in vigore. Inizia il processo. Il suo legale di parte civile è Ludovico Corrao, l’ex senatore ucciso nel 2011.
In città non tutti sono dalla parte della ragazza, accusata di essere complice di quella che è ritenuta una classica «fuitina», una fuga d’amore. Nonostante le minacce e il clima ostile, Franca Viola partecipa alle udienze e alla fine arriva la condanna dei suoi rapitori. A Filippo Melodia sono inflitti 11 anni di carcere: di lui si perdono le tracce fino al 1978, quando viene ucciso nei pressi di Modena. Le cronache del tempo raccontano di una ragazza piena di valori e decisa: «Non sono proprietà di nessuno – disse - nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto». Nel 1968 Franca Viola sposa Giuseppe Ruisi, suo amico d’infanzia di cui era realmente innamorata. La storia commuove l’Italia. Per le sue nozze la donna riceve un dono dall’ex presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e durante la luna di miele è accolta in udienza privata da Papa Paolo VI. Il suo rifiuto al matrimonio riparatore innesca intanto una reazione nell’opinione pubblica che porta, nell’agosto del 1981, all’abrogazione della legge.


RI. VE.

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