Castelvetrano apre le porte del teatro Selinus alla proiezione del film su Matteo Messina Denaro. Stamattina (5 ottobre) il tecnico giunto da Mazara del Vallo ha verificato la compatibilità del teatro Selinus con la proiezione cinematografica. L'esito del sopralluogo è stato positivo. Adesso il sindaco Giovanni Lentini dovrà decidere la data assieme alla direzione del teatro e al cinema di Mazara del Vallo che fornirà la pellicola e curerà la proiezione. «Finalmente c’è l’ok - spiega Lentini -, la produzione donerà il film, ma ancora dobbiamo decidere il costo del biglietto. È chiaro che si pagherà come al cinema, ma c’è ancora da capire se l'incasso andrà al Comune o no. Nella prima ipotesi, donerò il denaro raccolto a una delle associazioni che si occupano di fare beneficenza».
Il sindaco si è battuto per dare ai castelvetranesi la possibilità di assistere al film Iddu, l'ultimo padrino, che racconta le malefatte del capomafia e del suo clan, sin dal giorno in cui il Giornale di Sicilia ha svelato all'opinione pubblica che l'unico cinema di Castelvetrano aveva detto no all'opera dei registi Fabio Grassadonia ed Antonio Piazza. Il titolare della sala, il Marconi di via Vespri, è Salvatore Vaccarino, figlio dell'ex sindaco di Castelvetrano Antonio. Iddu, che ha per protagonista Elio Germano, nel ruolo di Messina Denaro, tratteggia anche la figura di un uomo politico, interpretato da Toni Servillo, vicino al boss e poi utilizzato anche dai Servizi segreti per carpire informazioni sulla latitanza. Un personaggio che richiama alla mente la figura dell'ex sindaco Vaccarino, morto di Covid un paio d'anni fa. Una rappresentazione poco gradita al figlio Salvatore, che ha posto il veto sulla proiezione nella sua sala, salvo annunciare successivamente che nel giorno dell'uscita del film al Marconi verrà proiettato il docufilm Falcone e Borsellino il fuoco della memoria, «affinché - ha spiegato - possano essere esaltati e ammirati i veri eroi del nostro tempo che devono essere fonte di ispirazione per tutti e soprattutto per le nuove generazioni». Al contrario, secondo Salvatore Vaccarino, la figura di Messina Denaro «deve finire nell'oblio».
Parole, queste ultime, che in qualche modo hanno riaperto il dibattito sui film che parlano di mafia e sul possibile effetto emulazione. Un tema sul quale ieri, prima della proiezione in anteprima di Iddu a Sciacca, è intervenuto proprio Elio Germano, il quale ha spiegato che la figura del boss che viene fuori dal film non è certamente un modello di riferimento per nessuno. «Io penso che i film debbano raccontare una storia senza porsi esigenze di natura morale. Quando si mitizza qualche criminale, il problema non è del cinema, ma della società». Ieri pomeriggio il film è stato presentato alla Badia Grande di Sciacca, sold out come il giorno prima Alcamo, Trapani e Mazara. Germano e Piazza hanno salutato il pubblico prima della proiezione. «Il mito di Messina Denaro - ha commentato dal canto suo il regista - esisteva già da prima, il lavoro del nostro film è stato anche un lavoro di accurata distinzione tra leggende e fatti realmente accaduti. Il film ne mostra gli aspetti anche più grotteschi e ridicoli. Sono felice che alcuni castelvetranesi siano venuti a Mazara, Alcamo e Trapani per vedere il film e spero che quelli che hanno voglia possano riuscire a vederlo».
Piazza ha anche precisato che il personaggio interpretato da Toni Servillo è sì astrattamente riconducibile a Vaccarino, ma che la finzione cinematografica lo ha reso diverso dall'originale, al punto da scegliere un nome di fantasia, quello di Catello Palumbo. «Il personaggio di Catello - ha spiegato Antonio Piazza - è immaginario, così come la famiglia che lo circonda. Noi abbiamo preso spunto da una situazione che è quella di un carteggio intercorso tra il latitante e l’ex sindaco, dietro il quale c’erano i Servizi segreti. Abbiamo studiato a fondo la figura del latitante, proprio perché volevamo carpirne la personalità e comprendere il mistero della sua latitanza. Ma sulla figura dell’ex sindaco - ha proseguito Piazza - non ci siamo ispirati a Vaccarino. Abbiamo semmai lavorato, costruendo assieme a Toni Servillo la maschera di un uomo assediato dalla disperazione».
Elio Germano, infine, forse per smorzare le polemiche, ha voluto scherzato quando si è parlato della scelta di produzione e regia di fare interpretare proprio a lui il ruolo del boss. «Messina Denaro era chiamato da tutti 'u Siccu - racconta Germano - ed effettivamente... io non potevo di certo interpretare Brusca, fisicamente non sarei stato adatto».
Nella foto di Max Firreri il sindaco di Castelvetrano Giovanni Lentini davanti al teatro Selinus
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