I comuni di Trapani, Erice e Misiliscemi lavoreranno insieme per sostenere le ragioni di queste tre realtà alla luce dei recenti e drammatici eventi alluvionali che hanno devastato il territorio.
In attesa che la Regione si pronunci sulla richiesta dello stato di calamità naturale, condizione essenziale per concedere i ristori ai commercianti e ai cittadini che hanno subìto danni, il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida ha chiesto un tavolo tecnico alla prefettura per la “salvaguardia dei territori di Trapani ed Erice” e scongiurare nuovi allagamenti.
Il Comune di Trapani – dice Tranchida – ritiene assolutamente necessario ed urgente avere un quadro completo di tutti gli interventi attualmente in corso di esecuzione o che verranno realizzati nel prossimo futuro nei territori del capoluogo e di Erice, attinenti direttamente o indirettamente alla problematica dello smaltimento delle acque piovane, per individuare la più opportuna soluzione tecnica progettuale integrata tra le varie opere che garantisca una condizione di sicurezza per i cittadini. E intanto si fa una prima stima dei danni su Trapani, si parla di 6 milioni solo per le strutture pubbliche poi bisognaerà aggiungere anche il privato e il resto, dice il sindaco a tal proposito.
Del tavolo tecnico faranno parte il Genio civile, il Comune di Erice, il Comune di Trapani, l'Autorità di bacino del Distretto idrografico della Sicilia, l'Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, la Protezione civile regionale, Rete ferroviaria, il commissario straordinario del Governo per le Zes della Sicilia occidentale.
“È come se avesse piovuto per almeno 200 millimetri”, scrive nella relazione sugli allagamenti dello scorso 26 settembre, l'ingegnere Vincenzo Loria: “La piovosità – spiega il professionista – è stata simile a quella dell'alluvione del 5 novembre 1976”.
Il professionista scrive ancora che: “L'amministrazione di allora realizzò interventi per la salvaguardia del territorio. Nel 1983 vennero realizzate le fognature. Venne realizzato il primo lotto delle fognature che riguardava la rete delle acque bianche con lo scopo di svuotare l'ex lago Cepeo. Interessata tutta la zona attorno a piazza martiri d'Ungheria ad iniziare dal cimitero, via Orti, prolungamento via Fardella, via Pepoli, via marsala, via Santa Maria di Capua, via Tunisi dove venne realizzata una stazione di pompaggio con 12 potenti pompe ed un pennello a mare per lo scarico.
“Le 12 pompe – spiega Loria – dovrebbero, a regime, pompare ciascuna 40.000 metri cubi-ora. Purtroppo, però, il sistema, ancorchè funzionante, non è più efficiente come all'epoca della sua realizzazione e non è riuscito a smaltire portate come quelle dello scorso 26 settembre quando sono state raggiunte punte di 94,2 mm in tre ore e di 115,2 mm in cinque minuti e un totale di 122 mm in città”.
“Bisogna fare una riflessione – prosegue Loria – sulla quantità di acque meteoriche cadute il 26 settembre perchè alle enormi quantità che vengono raccolte in via Fardella, in via Orti e in altri rami che vengono poi convogliate verso la stazione di pompaggio di via Tunisi, bisogna sommare le portate che si raccolgono in piazza Sant'Alberto provenienti da via Manzoni e zone limitrofe dell'ericino che per la grande portata non riescono ad essere raccolte dal sistema fognario di Erice”.
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