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Colpo alla mafia di Castellammare del Golfo, sequestrati i beni del boss Domingo

I carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro di immobili, veicoli, conti correnti e quote sociali, emesso dal Tribunale di Trapani – sezione misure di prevenzione, finalizzato all’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale, su richiesta della Dda della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti di Francesco Domingo, pregiudicato già condannato per associazione mafiosa, ritenuto il capo della «famiglia mafiosa» di Castellammare del Golfo, fino all’arresto operato dai Carabinieri di Trapani nel giugno 2020, nell’ambito dell’operazione denominata «Cutrara».

Tale ruolo apicale, secondo le indagini ancora sub iudice, gli sarebbe stato riconosciuto anche da esponenti mafiosi da tempo presenti anche negli Stati Uniti d’America. Numerose sono state infatti le visite, documentate dai Carabinieri, di esponenti della famiglia mafiosa italo-americana Bonanno di New York che aggiornavano il capo mafia castellammarese delle dinamiche e degli equilibri di Cosa Nostra oltreoceano. Il ruolo del destinatario della misura di prevenzione nella consorteria mafiosa è desumibile già da quanto processualmente accertato nel 2002: il Domingo aveva finanche curato l’organizzazione di un incontro tra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, entrambi latitanti, nel corso del quale erano state assunte decisioni sulla custodia delle armi a disposizione delle famiglie mafiose trapanesi.

Il provvedimento scaturisce dai rigorosi accertamenti patrimoniali svolti dai Carabinieri da cui sarebbe emersa una sproporzione tra il valore dei beni del Domingo (anche formalmente intestati a parenti o affini del proposto) rispetto alla capacità reddituale dello stesso. Il Tribunale di Trapani, condividendo la proposta per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale, ha emesso un decreto, ai sensi della vigente normativa antimafia, con il quale ha disposto il sequestro di una ditta individuale dedita alla viticoltura, terreni (tra cui quello in cui i carabinieri avevano ritrovato armi e munizioni nell’ambito della citata operazione Cutrara), fabbricati rurali, un magazzino e 2 conti correnti, per un valore complessivo stimato in circa un milione di euro.

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