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Selinunte, diecimila giovani ballano fra i templi: slogan contro Messina Denaro

Oltre diecimila giovani hanno ballato ieri fino a notte fonda, scandendo slogan contro la mafia, fra i templi di Selinunte, a Castelvetrano, il paese del boss latitante Matteo Messina Denaro, dove si è svolto l’evento «Musica & Legalità». I ragazzi hanno ballato sulle note di un mostro sacro della musica elettronica, Paul Kalkbrenner. E a sostenere il messaggio antimafia c'era anche la mostra fotografica dell’Ansa «L'eredità di Falcone e Borsellino» a supporto di un evento destinato a restare nella storia della musica, come già con le precedenti performance al Parco archeologico della città greca, quelle di Martin Garrix nel 2017 e nel 2018 e quella di Carl Cox nel 2019. Un festival che fa conoscere le bellezze archeologiche ai più giovani di tutto il mondo interrotto dalla pandemia e adesso tornato con una grande partecipazione di pubblico.

L’iniziativa è promossa dalla testimone di giustizia Valeria Grasso e da Unlocked, si cui è socio il fratello Vincenzo, presidente della Silb Locali da ballo, aderente a Confcommercio. Nel cuore del parco archeologico più grande d’Europa, al cospetto del tempio di Hera, Paul Kalkbrenner, artista tedesco di musica elettronica di fama internazionale, è stato la star dell’Unlocked Music Festival. Una folla festante di ragazzi provenienti da tutta Europa che nonostante la serata afosa, rinfrescata dal getto degli idranti, ha potuto assistere al concerto e alla magia del tramonto sull'Acropoli. Testimonial d’eccezione dell’evento il Capitano Ultimo, il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio che nel 1993 arrestò Totò Riina.

«Sono diventato uomo grazie alla Sicilia e al popolo siciliano. Abbiamo combattuto contro l’arroganza, la violenza, contro la mafia», ha detto l’ufficiale rivolgendo un invito a tutti i giovani presenti: «La lotta alla mafia deve essere una lotta di popolo. Niente può fermare il vostro amore, la vostra rabbia, la vostra dolcezza, la vostra voglia di libertà. E quest’amore fa paura e devono avere paura di voi». Anche Valeria Grasso, l'imprenditrice che vive sotto scorta dopo avere denunciato il clan Madonia, storica famiglia mafiosa del mandamento palermitano di San Lorenzo, ha lanciato un appello: «Lo Stato non può e non deve abbandonare chi si si ribella al pizzo, chi si oppone alla mafia e diventa un perno fondamentale per la lotta alla criminalità. Chi ha denunciato deve essere sostenuto, supportato, deve fare la differenza. E la differenza la fanno i fatti e non le parole».

Sul palco pure il direttore del Parco archeologico Felice Crescente, che ha sottolineato la valenza simbolica dell’iniziativa in un territorio come quello di Castelvetrano: «Vogliamo offrire a voi ragazzi un’immagine della ricchezza straordinaria rappresentata dalla nostra storia millenaria e dalla nostra cultura, come testimonia il tempio alle nostre spalle. E la musica rappresenta certamente una attrattiva importante per avvicinarvi alla bellezza del nostro passato e a temi attuali come quello della legalità».

L’impegno nella lotta alle mafie, alla criminalità organizzata, contro ogni forma di dipendenza è stato il filo conduttore del progetto nato nove anni fa da Valeria Grasso, fondatrice dell’associazione «Legalità è libertà», e sostenuto dal ministero della Salute. I giovani presenti alla manifestazione hanno potuto visitare anche la mostra fotografica dell’Ansa «L'eredità di Falcone e Borsellino», allestita all’ingresso del Parco, che ha fatto tappa a Selinunte nell’ambito del tour in tutta la Sicilia per ricordare il trentennale delle stragi. La mostra racconta attraverso immagini inedite e i testi dell’agenzia, la vita dei due magistrati uccisi dalla mafia: dall’infanzia nel rione palermitano della Kalsa all’ingresso in magistratura, fino alla nascita del Pool antimafia, al maxiprocesso e alle stragi del '92, ma anche la ribellione della società civile e gli arresti dei grandi boss latitanti. L’ultimo ancora in circolazione è Matteo Messina Denaro al quale ieri sera migliaia di giovani hanno lanciato una sfida dal sapore inequivocabile: «La Sicilia è nostra e non di Cosa Nostra».

 

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