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«Ospitavano Messina Denaro» a Campobello di Mazara, vanno a giudizio immediato

La coppia nascondeva l’allora latitante nella casa di via Mare 89

La procura antimafia di Palermo ne è certa: le prove raccolte a carico di Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Ninfa Lanceri sono più che sufficienti per dimostrare in un processo l’accusa che li ha portati in carcere. La coppia ha ospitato più volte, nella casa di di via Mare 89 a Campobello di Mazara, l’allora latitante Matteo Messina Denaro.
Mesi in cui il boss stragista allora ricercato andava spesso a pranzo o a cena dei Bonafede-Lanceri, che si premuravano di controllare nell’imminenza del suo arrivo, o quando doveva uscire per far ritorno nella casa dove si nascondeva, che nessun occhio indiscreto potesse individuarlo.

Il pool della procura di Palermo che indaga sui fiancheggiatori di Messina Denaro (il procuratore Maurizio de Lucia, l’aggiunto Paolo Guido, i sostituti Gianluca De Leo e Piero Padova) ha depositato la richiesta di giudizio immediato che è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari, Antonella Consiglio. L’udienza per Bonafede e Lanceri è stata fissata il 10 luglio a Marsala.

A inchiodare i due imputati sono state le riprese di alcune telecamere all’esterno dell’abitazione della coppia in via Mare 89, a Campobello di Mazara. Emanuele Bonafede è il fratello di Andrea, il dipendente del Comune di Campobello di Mazara, arrestato con l’accusa di essere il «postino» di Matteo Messina Denaro: avrebbe recapitato le ricette mediche che servivano al boss per sottoporsi alle cure necessarie per il tumore di cui è affetto.

Un servizio completo di Umberto Lucentini sul Giornale di Sicilia in edicola oggi

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