Trova vecchie lettere in soffitta in America e da lì «scoppia», per l'americana Francine Gaggini, 59 anni, la voglia di conoscere i suo parenti di Castelvetrano. Una storia che inizia nel 1940, quando Antonino Gaggini ha appena 20 anni, vende il suo asino a Castelvetrano e parte con la più classica delle valigie di cartone per l'America, in cerca di fortuna, proprio come hanno fatto tanti siciliani prima e dopo di lui.
Da lì a poco sarà raggiunto dalla fidanzata, Rosa, con la quale si sposerà. Scoppia la Seconda guerra mondiale e le sorelle, Agata e Giovanna, da Castelvetrano, cominciano a scrivere al fratello. Lo mettono al corrente della situazione tragica che stanno vivendo: Agata ha perso il figlio sotto i bombardamenti e il marito - a causa dello scoppio di una bomba - è rimasto in stato confusionale, tanto da non potersi più permettere di svolgere alcun lavoro. La guerra finisce e nelle lettere le due sorelle chiedono aiuto, vestiario, qualsiasi cosa possa supportarle. Sono gli anni più duri, quelli dell'immediato Dopoguerra, anni di miseria per la Sicilia.
Scopre tutto dopo tanti anni Francine, che scova le lettere a casa del nonno Antonino, a New York. Decide di volare a Castelvetrano. Lo ha fatto lo scorso anno, recandosi al Cortile Tortorici, da dove partivano le lettere delle sorelle del nonno.
Ma non trova nulla. Va allora al Comune a chiedere informazioni, trovando per caso una signora che, grazie all’aiuto di un giovane che parla l’inglese, la indirizza verso la casa di un castelvetranese, Bartolomeo Navetta, la cui bisnonna era una Gaggini. Da qui l’incontro con la cugina, Angela Navetta, mai conosciuta prima. «Sembrava una giornata come le altre, invece è stata la più atipica ed emozionante della mia vita», racconta Angela. «È successo che tre donne il primo agosto dello scorso anno sono entrate al negozio per certe informazioni. Due americane che erano andate al Comune per chiedere informazioni e una signora che era lì per caso e si è offerta di accompagnarle. Poi, vista la difficoltà della lingua, questa signora ha chiamato il figlio, che traduceva. Così, mi sono trovata catapultata tra foto del primo Novecento, lettere del 1945, pagine di storia, di guerra, di povertà e anche di disperazione, che per decenni sono rimaste chiuse in una soffitta di New York».
Francine per vent'anni ha lavorato per ricostruire l’albero genealogico. Poi ha deciso di partire e ha avuto l'incontro con la cugina Angela. Adesso, a un anno di distanza, è tornata in Sicilia, con la figlia e un’amica. E finalmente ha conosciuto un'altra fetta della sua famiglia. L'incontro ha avuto come scenario un pranzo a base di prodotti locali in una tenuta di Castelvetrano, sotto le fronde degli alberi secolari di ulivo di cui Francine aveva solo sentito parlare. Un’emozione irripetibile, condita da lacrime e gestualità in un siciliano americanizzato. Adesso Francine conosce i parenti siciliani, con i quali - è stata la promessa reciproca - manterrà i contatti per sempre.
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