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Il tesoro nei fondali Marettimo, trovato il corallo nero

Il mare della più lontana delle isole Egadi si conferma scrigno di un tesoro di inestimabile valore

foto di Filippo Borghi

Il mare di Marettimo, la più lontana delle isole Egadi, si conferma scrigno di un tesoro di inestimabile valore. Questa volta però non si tratta di reperti archeologici, ma di corallo nero noto per prediligere fondali profondi e poco luminosi, e trovati a oltre 60 metri di profondità.

La scoperta è stata fatta da Giovanni Chimienti, biologo marino e zoologo, che ha raccontato del fortunato ritrovamento in un documentario del National Geographic Explorer "Il bianco nel blu" diretto da Igor D'India e presentato lo scorso 18 luglio sull'isola.

Supportato dal Gruppo Prada, che da qualche anno ha iniziato un progetto di partenariato con la commissione oceanografica intergovernativa dell’Unesco chiamata Sea Beyond, Chimienti ha ricevuto il sostegno necessario a compiere l’imponente sforzo di ricerca e divulgazione che ha colpito dritto nel segno buona parte degli abitanti, accorsi in una calda sera di luglio sul porticciolo di questo sperone di roccia che spunta dal mare. Sono state trovate grazie a dei ROV (Remotely Operated Vehicle), che si sono spinti fino a 600 metri sott'acqua.

Era da tempo che Chimienti era convinto che la straordinaria fauna marina presente in queste acque dovesse risiedere in qualcosa di più delle storie degli antenati, qualcosa di spiegabile dal punto di vista di un biologo e, soprattutto, qualcosa che era possibile documentare per la prima volta. “Tutto questo pesce non poteva essere spiegato solo dalla presenza della Posidonia oceanica, la pianta acquatica che tappezza queste aree costiere”, ha spiegato Chimienti.

In effetti, la biodiversità in cui ci si imbatte già a pochi metri dalla superficie, la morfologia sommersa del territorio e le correnti marine che scorrono in profondità nel cristallino mare di Marettimo, erano tutti segnali che qui avrebbe potuto trovare qualcosa di più.

“Il corallo nero era praticamente sconosciuto a Marettimo”, ha raccontato Chimienti. “Solo i pescatori avevano cominciato a intuire che c’era un legame tra le aree più pescose e quei rami bianchi che, di tanto in tanto, restavano impigliati nelle reti”.

Per individuare questa magnifica scoperta, ci sono volute diverse spedizioni di ricerca. La prima vicino le coste di Favignana, nella secca di Muntifora com'è chiamata dai pescatori locali. Qui la presenza del corallo era in realtà nota. Poi l’attenzione si è rivolta verso Marettimo, e qui le uscite sono state rese complicate per via delle condizioni meteomarine.

Per scandagliare il fondale ben oltre i 60 metri – la quota di partenza nella ricerca del corallo nero di Marettimo – il team di Chimienti, fatto di biologi, scienziati, sommozzatori, fotografi e videomaker sottomarini, si è dotato di un Rov (remotely operated vehicle) capace di arrivare fino a diverse centinaia di metri di profondità e dotato di un braccio in grado di recuperare eventuali campioni. Le immersioni nelle acque di Marettimo sono durate circa due settimane, periodo nel quale il team si è diviso due aree di ricerca: i sommozzatori hanno esplorato aree meno profonde e relativamente vicine alla costa sul versante occidentale dell’isola, mentre un secondo team, dotato del Rov, si è concentrato sulle acque più profonde del versante orientale.

Alla fine delle due settimane, il gruppo di ricerca ha rivenuto una prima, piccola colonia di corallo nero. Dove si trova la zona? Questa rimane top secret. Si sa il corallo nero del Mediterraneo è tra i più pregiati e tra i più costosi. Essendo questo corallo, in questa colorazione, molto raro è anche molto costoso: si parla, oggi, di prezzi al grammo che vanno dalle 100.000 alle 300.000, a seconda della qualità.

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