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Migranti, fermo amministrativo per la Mare Jonio: «Non è casuale», protesta la ong Mediterranea

La Lega difende Salvini in Senato e l’opposizione protesta: «È propaganda»

La nave Mare Jonio viene sanzionata con un fermo amministrativo nel porto di Trapani e proseguono le polemiche sul processo Open Arms che vede imputato il vicepremier e ministro Salvini, stavolta raggiungendo anche l’aula di Palazzo Madama.

Ad infuocare nuovamente il dibattito sui soccorsi ai migranti nel canale di Sicilia è innanzitutto l’annuncio del capomissione della Ong Mediterranea Luca Casarini, il quale spiega che «in seguito ai controlli effettuati dagli ispettori della capitaneria di porto a Trapani», dove è ormeggiata l’imbarcazione degli attivisti, la nave è «stata posta in stato di fermo e c’è l’ordine, impartito dal ministero dei Trasporti, di sbarcare immediatamente i mezzi di soccorso». E poi attacca: «Non è un caso che sia accaduto, perché noi siamo anche parte civile al processo Open Arms».Proprio per questo motivo la Ong ha informato i propri legali dell’ispezione, durata dieci ore e mezza: «Crediamo sia importante che il presidente del tribunale di Palermo ne venga a conoscenza», spiegano Casarini sottolineando che «l’imputato è la stessa persona che ci ha portato a questo blocco». Mediterranea segnala anche il fatto che alla propria nave «per la prima volta nella storia del mare, viene intimato di sbarcare i mezzi di soccorso piuttosto che imbarcarli. Attrezzature che hanno salvato più di duemila vite. Gli ultimi salvataggi li abbiamo fatti in coordinamento con la guardia costiera, sono stati loro, l’ultima volta, a chiederci aiuto e a chiederci di usare quei mezzi».

Dal vicepremier non arriva per il momento alcuna reazione ma nel frattempo, proprio in concomitanza con la conferenza stampa di Mediterranea, il presidente dei senatori della Lega Massimiliano Romeo prende la parola in apertura di seduta a Palazzo Madama, tornando sulla questione Open Arms. Le sue dichiarazioni in difesa del ministro e segretario del Carroccio - per il quale sono stati chiesti sei anni di carcere dalla procura di Palermo - scatenano un’accesa replica dell’opposizione. Se Romeo paragona il caso Salvini alla «persecuzione giudiziaria subita da Berlusconi» e Zanettin di Forza Italia lo definisce un «processo politico», al contrario Ilaria Cucchi di Avs parla di «ennesimo tentativo da parte della maggioranza di condizionare i magistrati», così come già aveva avvertito l’Associazione nazionale dei magistrati qualche giorno fa. Proteste arrivano anche da Renzi, per il quale «la Lega fa propaganda», e dal Pd, secondo cui «il Senato non è la sede per un processo». Anche Pier Ferdinando Casini parla di «propaganda inopportuna», e ricorda l’autorizzazione a procedere data dal Parlamento: «La legittimazione ai magistrati a applicare la legge gliela abbiamo data noi».

Ma a margine di una conferenza l’altro vicepremier, Antonio Tajani, rincara la dose: «Non trovo un fondamento giuridico sufficientemente sostanzioso per arrivare alla richiesta di reclusione per un ministro che ha fatto il suo dovere», aggiungendo che «c’è anche il tentativo forse di ribaltare attraverso un’attività giudiziaria le politiche di un governo».

L’argomento si sposta poi alla Camera, dove interviene il diretto interessato nella vicenda: «Sono orgoglioso del lavoro svolto da ministro degli Interni. Non ho mai violato, dal mio punto di vista, la Costituzione, né mai violerò le leggi, né mai inviterò a farlo ai miei collaboratori» dice Salvini al question time per poi concludere: «Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani».

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