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Amministrative in Sicilia, venti di guerra tra FdI e Lega: Cannella chiede le dimissioni di Turano

Cannella invita Schifani a intervenire contro l'assessore del Carroccio, che accusa a sua volta il partito di Giorgia Meloni di slealtà

Mimmo Turano e Renato Schifani

«Il presidente Schifani dovrebbe porsi il problema di un assessore che dice di non riuscire a essere sul proprio territorio la cerniera con l’azione di governo»: Giampiero Cannella prova a misurare le parole per mettere sul tavolo di buon mattino la dichiarazione di guerra di Fratelli d’Italia a Mimmo Turano. Reo, l’assessore all’Istruzione della Regione Siciliana, di aver spostato i leghisti a Trapani sul candidato di centrosinistra invece che sull’uomo scelto dalla Meloni. Ed è una dichiarazione di guerra che a tarda sera viene raccolta e ricambiata dalla segreteria della Lega, che accusa il principale alleato di slealtà. Allargando i confini dello scontro sulle amministrative del 28 e 29 maggio anche all’Agrigentino.

Il primo giorno di presentazione delle liste scorre via senza colpi di scena negli uffici comunali. Ma diventa un detonatore nel centrodestra. A Trapani Fratelli d’Italia ha schierato il giovane avvocato Maurizio Miceli, che ha al suo fianco i forzisti, l’Mpa e frange civiche della coalizione che a Palazzo d’Orleans sostiene Schifani. Ma non la Lega. Gli uomini che da sempre spingono a Trapani Turano hanno scelto il candidato del centrosinistra, l’uscente Giacomo Tranchida. Lo sosterranno con una lista civica che ha l’effetto indotto di tagliare fuori dalla competizione di fine mese il simbolo della Lega. I voti però sono dalla parte del centrosinistra.

Turano nei giorni scorsi ha provato a giustificarsi sul Giornale di Sicilia spiegando «di non essere riuscito a convincere i miei amici a scegliere Miceli». Di più, l’assessore si è spinto a pronosticare la sconfitta del centrodestra: «I miei amici non sono birilli e si mettono in lista dove è più probabile essere eletti».

I tentativi in extremis di riportare i leghisti nel loro alveo sono falliti. Ieri Fabio Bongiovanni, leader dell’ala Turano a Trapani, ha depositato le firme a sostegno della lista che si schiererà con Tranchida. E a quel punto in Fratelli d’Italia hanno perso la pazienza. Giampiero Cannella, coordinatore regionale, ha provato a rispondere con ironia all’assessore all’Istruzione: «Turano sostiene di non essere in grado di convincere i suoi amici a schierarsi col centrodestra. Mi pare evidente la carenza di leadership, la Lega dovrebbe interrogarsi sul valore del suo dirigente». Poi il coordinatore meloniano chiama in causa Schifani chiedendo la testa dell’assessore all’Istruzione. Sa, Cannella, che nei giorni scorsi il presidente della Regione ha già avvertito l’assessore:

«Schierarsi col centrosinistra è poco compatibile con la presenza in giunta» ha detto Schifani a Turano al termine di una riunione del governo e di fronte agli uomini di Fratelli d’Italia.
Per la verità Schifani avrebbe preferito che la resa dei conti fra FdI e Turano avvenisse molto prima, in tempo per spostare la lista su Miceli, o solo al termine delle elezioni. Quando il risultato a Trapani diventerà decisivo per il futuro dell’assessore. Cannella ha prima temporeggiato sperando in un ripensamento di Turano e poi ha rotto gli indugi quando è stato chiaro, ieri, che i leghisti sono con Tranchida.

All’attacco di Cannella ha risposto a tono la coordinatrice leghista Annalisa Tardino: «Fratelli d’Italia può decidere a casa sua, in casa Lega decidiamo noi. Il nostro segretario federale si chiama Salvini e non Meloni. I conti ce li facciamo da soli». A Trapani si sta giocando una partita che va oltre le amministrative. Una vittoria di Miceli favorirebbe la crescita elettorale di Nicola Catania, giovane deputato di FdI all’Ars che si muove nello stesso collegio di Turano. Questa è la lettura degli uomini della Meloni in città.

La Tardino però non ci sta: «Se Turano ha sbagliato a non presentare la lista della Lega lo valuteremo noi, non certo Fratelli d’Italia. Loro pensino invece alla loro slealtà in altri centri importanti chiamati al voto». Parole che tradiscono il malessere interno alla Lega per il «ritiro» del simbolo a Trapani. Ma anche l’irritazione per il pressing asfissiante che sta conducendo Fratelli d’Italia nel Catanese e nell’Agrigentino. A Licata, città della Tardino, la Lega ha accettato l’aut aut di FdI rinunciando a un proprio candidato per sostenere quello della coalizione, Angelo Balsamo, scelto dall’autonomista Di Mauro e dalla meloniana Savarino. Ma ieri Balsamo ha comunicato alla Tardino che non vuole la lista della Lega nella sua coalizione. La coordinatrice leghista e l’aspirante sindaco si sono scambiati messaggi di fuoco. Accendendo un altra miccia nei rapporti fra Carroccio e Fratelli d’Italia.

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