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Calenda da Mazara sfida Renzi: «Azione pronta ad accogliere gli elettori del Pd e di Fi»

Carlo Calenda, leader di Azione

Il rientro in campo di Matteo Renzi, che porta il senatore Enrico Borghi nelle fila di Italia Viva e rilancia il «polo progressista», accende di nuovo la disputa tra gli ex colleghi di federazione. Nonostante gli appelli alla convergenza sui temi, la competizione al centro tra Azione e Italia Viva è ormai cominciata. Carlo Calenda, oggi a Mazara, invita apertamente i cittadini a votare per lui, dicendo che Azione è pronta ad «accogliere gli elettori del Partito Democratico e di Forza Italia».

Una sfida aperta che certifica l’irreversibilità della rottura e chiude i battenti in faccia a chi aveva rilanciato la politica delle «porte aperte». Renzi replica con una frecciata: «A chi critica i miei troppi impegni chiedo di verificare le presenze in Parlamento in questa legislatura». Calenda, che pure aveva fatto mea culpa sui toni dello scontro, non mostra però tentennamenti: «Ora esistono tre partiti nello stesso campo: +Europa, Italia Viva e Azione». E accelera su una politica autonoma della sua formazione: «Se il tuo partner non è conseguente, tu vai avanti facendo il tuo lavoro». E il lavoro del leader è già in corso, a cominciare dalla volata elettorale per le elezioni in Sicilia.

Intanto, fonti parlamentari di Azione, confermano «la cooperazione nei gruppi e per le amministrative». Il fatto che Iv ora abbia i numeri al Senato per relegare Azione al gruppo misto non impensierisce i parlamentari di Calenda. Per ora prevale un’opinione rassicurante: «Renzi, rompendo i gruppi, confermerebbe la sua immagine da giocatore di poker, facendo scendere ancora il suo già scarso consenso». Su tutto il resto, però, «è competizione aperta». Lo sguardo è rivolto soprattutto alle elezioni europee. «Noi abbiamo il 5%, Renzi soltanto il 2, è lui a dovere aggrapparsi ad altre formazioni politiche», si fa notare.

Non si esclude ancora la possibilità di un coalizione elettorale per il 2024, ma c'è chi si dice «stanco di cartelli che siano solo autobus». «Va bene il ruolo di donatori di sangue, ma fino a un certo punto», si vocifera in Transatlantico. Eppure, c'è chi, tra i banchi di Azione, non la pensa allo stesso modo. «Credo ancora nel Terzo polo e penso che bisogna giocare una partita complessiva, non ciascuno la sua». I malumori nel partito crescono, soprattutto tra chi resta molto critico sul «metodo» della rottura. Nel fronte di Italia Viva, Elena Bonetti continua a chiedere di fare «sintesi» e dichiara: «per rompere con lo schema del bipolarismo, non possiamo creare il bipolarismo al centro». Eppure, i più sembrano ormai certi: «non c'è più nessuno che possa tenere le fila». La strada è tracciata. Ognuno per la sua, ma con un obiettivo comune: occupare lo spazio al centro.

E le manovre avanzano. L’ex ministro Giuseppe Fioroni, uscito dal Pd, sembra dare un’indicazione netta: «Italia Viva è uno degli interlocutori naturali di un’area che si può formare in vista delle prossime europee». Interviene anche Giorgio Merlo, dirigente nazionale di Popolari in Rete. «Come giustamente dice Renzi forse è utile mettere in campo un progetto politico che potremmo definire come una sorta di Margherita 4.0».

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