ALCAMO. S'intensifica il dibattito, tra i cittadini di Alcamo, sulle dimissioni del sindaco Sebastiano Bonventre, rassegnate in un momento già critico della vita amministrativa locale. Più volte accusato di essere poco presente alla vita alcamese e di non assumersi certe responsabilità, Bonventre ha tentato di difendersi, in una città comunque divisa tra chi manifesta compiacimento per queste dimissioni e chi invece è ancor più preoccupato per le sorti del Comune. «Ho scelto - dice Bonventre -, pur con molta sofferenza interiore e nella consapevolezza amara che ciò potrebbe anche creare dei disagi ai cittadini, di rinunciare al mandato».
Lasciando la città di Alcamo nelle mani di un imminente commissariamento, con conseguenti negative ricadute sul bilancio economico e sulle attività pubbliche. Una città dove la politica e la vita amministrativa sono in tilt: mancano ormai, di fatto, una maggioranza compatta (il Pd locale che aveva eletto Bonventre è andato in crisi) e una vera e costruttiva opposizione. Basti considerare lo stravolgimento delle rappresentanze partitiche dalle elezioni del 2012 ad oggi. Anche il movimento Abc non è lo stesso di allora: dopo aver fatto faville in campagna elettorale sventolando lo slogan del "bene comune", ha subìto spaccature, in tanti si chiedono quale sia la sua reale posizione nei confronti del potere costituito dell'area dirigenziale comunale, c'è chi inneggia ad Abc e ai grillini ma arrivano, d'altro canto, anche le accuse di continuare, peraltro in modo incostante, a mettere in moto una «macchina del fango», aggravando i problemi della città anziché risolverli.
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