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Trapani, le aziende confiscate e gli itinerari di legalità: "Occorre una svolta"

Organizzato dalla Fillea Cgil sulla crisi delle imprese sequestrate

TRAPANI. «Il destino delle aziende confiscate segue spesso un copione prestabilito... le banche bloccano i conti, gli affidamenti ed i fidi, l’appalto o il subappalto pubblico viene sospeso e, se il lavoro è privato, tutto il cantiere viene chiuso e i fornitori interrompono ogni rapporto commerciale». A tracciare, dati alla mano, un quadro tanto impietoso quanto reale, è stato il segretario provinciale della Fillea Cgil, Enzo Palmeri, in occasione del convegno organizzato dal sindacato intitolato «Itinerari della legalità: Dalle crisi al lavoro. Le aziende del settore edile sequestrate e confiscate in provincia di Trapani» e che ha visto la partecipazione anche di Giovanna Fracassi della segreteria nazionale. Palmeri ha snocciolato alcuni dati del comparto edile (il 70% delle aziende in amministrazione giudiziaria appartengono al settore delle costruzioni), che, inequivocabilmente, evidenziano la necessità, urgente, di rivedere la gestione dei beni.

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