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A Calatafimi rinasce Baglio Ceuso, punto di equilibrio tra vino e natura

Antonio Tonnino ha rilevato la struttura del 1860 nella zona dove i Florio avevano deciso di costruire la propria cantina

Un antico baglio che riprende vita per ospitare appassionati di vino e turisti. Baglio Ceuso, nelle campagne di Calatafimi-Segesta, costruito nel 1860, è la sede di rappresentanza, completamente rinnovata, di Tonnino, azienda di vino che esporta le proprie bottiglie per la maggior parte (circa l’85%) all’estero, Stati Uniti e Canada in testa.

Costruito nel 1860 da una famiglia di origini ebraiche, vicino ad altri due bagli voluti dalla famiglia Florio, che aveva scelto quella zona perché a poca distanza dal passaggio della linea ferrata, cruciale per il trasporto delle merci dalla campagna alla città e fino ai porti, dove il vino avrebbe potuto prendere il largo.

I Tonnino hanno acquistato la struttura nel 2020 e hanno portato avanti una ristrutturazione durata un paio di anni che ha interessato in particolare la zona degustazione, caratterizzata da una grande vetrata e da un moderno camino in muratura e acciaio, nel rispetto dai limiti imposti dalla Sovrintendenza. Rinnovata anche la barricaia e le vasche in cemento.

«Qui si è sempre prodotto vino - racconta Antonio Tonnino -, a pochi metri Ignazio Florio aveva realizzato il suo baglio, con una linea della ferrovia che passava all’interno. In questa struttura trovano posto la nostra cantina, i locali di affinamento, un wine shop e la sala di degustazione. Faremo visite guidate e percorsi enogastronomici per turisti e appassionati».

Quello di Tonnino per il vino è un amore di famiglia, che nasce dal nonno materno, Paolo Asta, che negli anni ’50 produceva già vino in quelle zone, prima sfuso, poi conferito alle cantine sociali. La mia idea era quella di chiudere la filiera, dalla coltivazione all’imbottigliamento.

In degustazione, nel corso della presentazione, anche il Ceuso 2020, un vino firmato da Giacomo Tachis (l’enologo che ha rivoluzionato il vino italiano e quello siciliano in particolare). E di cui adesso sarà prodotta anche una versione in bianco.

La parola d’ordine è equilibrio: «Per noi è importante non stravolgere la natura con l’intervento dell’uomo, per questo il 20% dei nostri terreni resta incolto, sono nicchie ecologico che permettono anche agli animali di riprodursi e vivere indisturbati, senza creare un ambiente ostile». Non è un caso che la produzione che arriva dai 120 ettari vitati sia interamente biologica. Oggi sono 150mila le bottiglie prodotte, l’obiettivo è arrivare a mezzo milione «restando sempre artigiani. In quanto tempo? Sarà la natura a dircelo».

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