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Trapani, cantine sociali e imprese lanciano un grido d'allarme

Vino rosso

"C'è il pericolo che il settore vinicolo marsalese si avvii alla quiescenza". È stato questo il grido d'allarme lanciato dal professor Nicola Trapani, storico ex docente di viticoltura ed enologia del locale Istituto Agrario "Abele Damiani", nel corso di una tavola rotonda (tema: "Analisi e proposte per superare l'attuale crisi del settore vitivinicolo marsalese") svoltasi al Circolo Lilybeo.

Un dibattito tra operatori del settore dal quale sono emerse tre proposte: restrizione della zona di produzione delle tipologie del vino “Marsala”, rifondazione del Consorzio di Tutela e aumento della quota di imbottigliamento per tutti gli altri vini. Molto, intanto, dicono i numeri delle cantine sociali, che in Sicilia, nel 1985, erano 251.

Di cui 125 solo in provincia di Trapani, dove adesso invece non arrivano alla decina. A fornire questi dati è stato l'enologo Giacomo Alberto Manzo, responsabile regionale del dipartimento Viticoltura ed Enologia "FareAmbiente" Sicilia ed ex segretario regionale dell'Assoenologi, che ha moderato il convegno. Anche i numeri dell'imbottigliamento dicono tanto.

Bene la Settesoli di Menfi (oltre 24 milioni di bottiglie) e la Cantina Paolini di Marsala (oltre 10 milioni), mentre su questo fronte tanta strada deve fare ancora la Cantina Birgi (circa 2 milioni di bottiglie). Al centro del dibattito, al quale, su invito del presidente del Circolo Lilybeo, Gaetano Vita, sono intervenuti studiosi e imprenditori, c'è stato, infatti, proprio il ruolo delle cantine sociali e delle piccole e medie imprese vitivinicole.

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