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Il Distretto della pesca di Mazara punta sulle blue economy

MAZARA DEL VALLO. Il Distretto produttivo della Pesca industriale Cosvap, con sede a Mazara del Vallo, è stato riconosciuto nel marzo 2006 con Decreto Assessorato Cooperazione Commercio Artigianato e Pesca n.182/12.S n.152 Sono trascorsi quasi dieci anni e il distretto ha fatto passi di gigante. Oggi è interpretato come cluster di imprese che svolgono attività simili secondo una logica di filiera orizzontale e verticale, ed è caratterizzato dalla compresenza di soggetti pubblici e privati.

Ne fanno parte circa 130 imprese tra cui molte non mazaresi, con un fatturato annuo di circa 400 milioni di euro, cioè oltre la metà del fatturato delle imprese pesca della Sicilia che sfiora i 700 milioni di euro. Nella conferenza stampa di fine anno, tenutasi martedì sera presso la sede del Distretto in via Gian Giacomo Adria, il presidente Giovanni Tumbiolo a microfoni e taccuini aperti ha fatto il viaggio di un anno del Distretto con la miriadi di attività messe in campo in Italia e all'estero, in particolare nei Paesi del nordafrica, dove ha portato il "verbo" della blue economy, l'estrema evoluzione dell'economia attenta all'ambiente, un passo in più rispetto a quella "verde".

Provando a riassumerla, si basa sull'uso di tecnologie ispirate al funzionamento della natura, e la trasformazione di ogni scarto di processo produttivo in una risorsa per un altro. Diversamente dalla green economy, non richiede alle aziende di investire di più per salvare l'ambiente: anzi, con minore impiego di capitali è in grado di creare maggiori flussi di reddito. La dimostrazione di tutto ciò si è avuta nelle varie edizioni del Blue Sea Land, un expo siciliano che si tiene ogni anno a Mazara, dove sono intervenute ben 42 delegazioni estere. Un Distretto che si muove quindi molto sul mercato e che ha saputo parlare al Parlamento europeo su quelle che sono le realtà siciliane della pesca.

Tumbiolo, su invito del Presidente della Commissione Pesca del Parlamento Europeo Alain Cadec, ha partecipato all'audizione sulla "nuova dimensione esterna della Riforma della nuova Politica Comunitaria della Pesca (PCP)". Nella sede del Parlamento Europeo, a Bruxelles, ha ribadito che l'Ue ha avuto una "visione strabica" nell'ambito della politica marittima nel rapporto fra Paesi del nord e del sud. "Lo strumento principe utilizzato è stato quello della demolizione dei natanti. La rottamazione delle navi - spiega Tumbiolo - ha però provocato di conseguenza la "rottamazione delle braccia", cioè l'espulsione dal mercato del lavoro di migliaia di lavoratori della pesca e dell'intera filiera ittica siciliana. Dal 2000 al 2014 - secondo i dati dell'ultimo Rapporto dell'Osservatorio della Pesca del Mediterraneo redatto dall'ingegnere Giuseppe Pernice, presente in conferenza stampa - "il numero di natanti da pesca in Sicilia è passato da 4.329 a 2.882, una riduzione di circa il 50%. Si sono persi in 14 anni oltre 16.000 posti di lavoro in tutto il sistema pesca siciliano; di cui ben 7.000 nella sola Mazara del Vallo".

L'equazione: demolizione uguale riduzione sforzo di pesca è risultata errata e certamente non coerente con i principi comunitari. "Il Mediterraneo -ha sottolineato Tumbiolo- va salvaguardato e con esso le comunità costiere che vivono di pesca. La rotta obbligata è quella del recupero della tradizione, dell'artigianalità, del lavoro antico del mare in una visione di crescita blu. Gli strumenti necessari sono il dialogo e la cooperazione con i Paesi rivieraschi. Tutto ciò -ha concluso- è indispensabile per mettere la parola fine ad una guerra dimenticata: la guerra del pesce".

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