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La crisi edilizia resta pesante: è allarme a Trapani

Il presidente Rosario Ferrara ribadisce che i dati sono sconcertanti. Solo in provincia nel settore hanno perso il lavoro in 6 mila

TRAPANI. «Nel periodo gennaio-agosto di quest’anno sono andati in gara lavori per 20 milioni e 907 mila euro rispetto a quelli per 31 milioni e 96 mila euro degli stessi mesi del 2013. Negli analoghi mesi del 2007 erano stati pubblicati lavori per 62milioni e 219 mila euro».

Sono i numeri «che parlano da soli e che non avrebbero bisogno di alcun commento», che tuttavia Rosario Ferrara, presidente di Ance Trapani (l’Associazione dei costruttori edili di Confindustria), ribadisce per sottolineare la portata della crisi che travaglia il settore. Nella nostra provincia - aggiunge - circa 6 mila lavoratori sono andati a casa: 6 mila famiglie hanno perso una opportunità di reddito. Senza contare l'indotto che è collegato al nostro settore. Abbiamo perso molto terreno!.

 Il dato regionale è sconcertante. «In Sicilia - dichiara il presidente di Ance Trapani - nel settore edile i licenziamenti sono arrivati a quasi 80 mila fra diretti e indotto, un numero pari alla popolazione di una città come Marsala. Ed abbiamo bisogno di migliorare ed ampliare le nostre infrastrutture: strade, ferrovie e porti». Di contro, rileva Ferrara, «continuano a restare bloccati 1.123 milioni di euro per il settore. In dettaglio - spiega -, il Comitato di presidenza Ance ha puntato l'indice sul fatto che le imprese edili dell'Isola avanzano 1,5 miliardi di euro dalle pubbliche amministrazioni per opere eseguite».
Il decreto «Sbocca Italia», secondo il presidente di Ance Trapani «può liberare solo briciole per gli anni 2015 e 2016. Ha messo a disposizione per tutto il Paese solo 39 milioni per opere del 2013, 26 milioni per il 2014, 231 milioni per il 2015 e 159 milioni per il 2016. Insufficienti - evidenza Rosario Ferrara - a dare una svolta al settore; sembrano semplici boccate d'ossigeno ad un malato che ha bisogno di terapie intensive per non morire. Se consideriamo - cita, ad esempio - che un miliardo di euro in opere pubbliche genera 17 mila posti di lavoro, avremmo bisogno di almeno 5 miliardi, solo in Sicilia, per recuperare gli 80 mila posti di lavoro perduti».
Anche se «verrebbe l'impulso di abbandonare tutto», uscire dalla crisi si potrebbe e, quindi, Rosario Ferrara, premesso che «abbiamo la consapevolezza che nonostante la crisi che ci sta decimando, il nostro settore è insostituibile», detta la ricetta degli imprenditori dell'Ance: «La Sicilia ha 30 mila impiegati che rendono ancora più pesante quel fenomeno della "mala burocrazia" che rende tutto più lento o addirittura impossibile. Le case, gli ospedali, le strade, le reti idriche, i porti, gli aeroporti, tutto ha bisogno di manutenzione, di recupero, di conservazione, di riqualificazione; ci sarà sempre bisogno delle imprese e delle maestranze qualificate» e, pertanto, secondo Ferrara «siamo chiamati tuttavia a prendere atto di dover affrontare un processo evolutivo del nostro settore, obbligati da una crisi che sta riformando il sistema delle costruzioni per i prossimi anni».

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