Piero Guccione e Leonardo Sciascia, un'amicizia: a Marsala lettere e pastelli, e gli scatti di Giuseppe Leone
Sbirciare nelle trame dell’amicizia che legò due grandi intellettuali siciliani, consolidatasi negli anni attraverso l’arte pittorica e il pensiero letterario, scoprirne i sentimenti più privati e da lì allargare lo sguardo fino ad accogliere le riflessioni sul contesto storico politico, le contraddizioni e la bellezza di un’isola unica al mondo: aprirà il 24 maggio al Convento del Carmine di Marsala la mostra «Piero Guccione - Leonardo Sciascia. Cronaca pittorica di una amicizia», a cura di Sergio Troisi. Prodotta dall’Ente Mostra di Pittura Contemporanea «Città di Marsala» e nata da un’idea dell’Archivio Piero Guccione, l’esposizione presenta al pubblico circa 50 opere di Guccione, tra dipinti a olio, pastelli e disegni provenienti da collezioni private di tutta Italia, introdotte dalle prefazioni scritte da Sciascia (1921-1989) per alcune mostre e pubblicazioni dell’artista negli anni Settanta e Ottanta. In questo contrappunto tra arte visiva e parola, proprio per documentare l’amicizia quasi ventennale tra i due intellettuali, trova spazio nel percorso anche una dozzina di lettere autografe, selezionate da un ampio e affascinante carteggio, composto da lettere, cartoline e biglietti. Infine, l’esposizione, che resterà aperta fino al 19 ottobre, vuole rendere omaggio anche a Giuseppe Leone (1936-2024), il grande fotografo ragusano scomparso un anno fa e amico di Guccione e Sciascia: esposti dieci scatti che ritraggono il paesaggio degli iblei, oggetto di una mostra alla galleria «La Tavolozza» di Palermo alla fine del 1984 dedicata al rapporto fra pittura e fotografia e suggerita proprio dallo scrittore di Racalmuto. Come scrive il curatore Troisi in una nota, Guccione - di cui quest’anno ricorre il 90esimo anniversario della nascita (1935-2018) - e Sciascia «condividevano molte cose, oltre che un temperamento schivo e un’indole taciturna: amicizie, in particolare con Giuseppe Leone, il grande fotografo ragusano scomparso di recente che fu l’artefice del loro incontro, città - Roma e soprattutto Parigi, frequentata e amata da entrambi -, ovviamente la Sicilia, la sua controversa condizione storica così come il paesaggio che si dispiega da Agrigento all’altopiano ibleo, che Guccione e Sciascia attraversano in una direzione o nell’altra, e che spesso funge da fondale al loro sodalizio». «Da una posizione refrattaria nei confronti dell’astrazione e in generale dello sperimentalismo delle avanguardie - spiega ancora Troisi - Sciascia guardava all’opera di Guccione come a un riferimento e a una occasione di verifica del proprio esercizio critico nell’ambito delle arti figurative, con una tensione tra rappresentazione e realtà che nel passato individuava in Antonello, in Caravaggio o anche in Pietro D’Asaro, il Monocolo di Racalmuto, alcuni esempi cruciali».