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Castelvetrano, morta la preside e scrittrice Nella Cusumano: «Sapeva leggere nel dolore altrui»

Aveva 83 anni, era stata dirigente dell'Itc Ferrigno e del liceo classico Pantaleo. Lo struggente ricordo di una sua ex allieva, oggi come lei docente e autrice

Castelvetrano ha perso una straordinaria donna di cultura, conosciuta e amata da tutti. Se n'è andata la professoressa Nella Cusumano, aveva 83 anni. Tutti la ricordano tra le aule di scuola, e non solo: era stata preside dell'Itc Ferrigno e del liceo Classico Pantaleo di Castelvetrano, ha accompagnato generazioni di alunni e studenti, dentro e fuori la scuola.

La notizia della sua morte è stata data dalla presidente della Fidapa di Castelvetrano Giusy Cavarretta, che a nome di tutte socie “si associa al dolore della famiglia per la perdita improvvisa della cara professoressa Nella Cusumano, socia storica e attiva della sezione, che vanta il maggior numero di socie nella provincia”. Donna di grande cultura e spessore morale e etico, la professoressa Nella Cusumano, lascia un vuoto incolmabile. Non solo Insegnante e preside, ma scrittrice, amante e cultrice delle arti, della musica e della prosa.

Aveva, tra gli altri libri, scritto Fragmenta, con il sotto titolo Discorsi, saggi, varie. È stata sempre molto impegnata nel sociale, e di questo Castelvetrano gliene sarà per sempre grata. I funerali si svolgeranno lunedì 18 dicembre, alle 10, presso la chiesa San Francesco di Paola a Castelvetrano.

Un ricordo arriva dalla sua ex alunna Bia Cusumano, che non è parente della docente morta, ma ne condivide la passione per l’insegnamento e per la scrittura. «La Preside dal sorriso dolce - scrive Bia Cusumano - se ne va, in una fredda serata di dicembre, in silenzio, senza disturbare nessuno, perché lei era così. Una donna di classe, delicata e sensibile. Burocrate solo per il ruolo che ricopriva nella vita professionale ma poetessa, scrittrice, anima introspettiva, riflessiva, profonda».

La scrittrice castelvetranese racconta qualche episodio significativo: «Di lei - scrive - come alunna nei tempi in cui frequentavo il liceo classico Pantaleo della mia città, ricorderò sempre il suo modo elegante e riservato con cui guardandomi dritto negli occhi e facendomi accomodare nella sua presidenza mi diceva: "Non preoccuparti, il dolore è palestra di vita". Erano anni in cui soffrivo e spesso ero costretta a non frequentare le lezioni in classe, studiando a casa e accumulando assenze che agli occhi superficiali degli altri apparivano solo risparmio di fatica, rifiuto di obbedienza alle regole della scuola, voglia di restare a letto comodamente al caldo. Invece la Preside Nella sapeva che il tarlo silente della mia patologia si annidava lì dove gli occhi altrui non giungevano. Sapeva cogliere il dolore tra le pieghe del mio cuore, la delusione amara per l' invidia altrui per i miei voti eccelsi».

Poi Bia Cusumano aggiunge: «La vita le ha dato ragione. Il mio dolore aveva un nome: fibromialgia. Il mio amore per la cultura mi ha portato oggi ad essere una docente e una scrittrice. Le sarò sempre grata per avermi insegnato la capacità di resistere e l’amore per questa città nonostante sia spesso ingrata e coltivi invidia nei riguardi di chi non può condurre una vita secondo gli schemi imposti da un sistema falsamente " perbene ". Di Lei mi restano la sua forza, il suo amore per i versi, la sua fiducia in me e in quello che sarei potuta diventare oltre e nonostante il dolore. È stata negli anni, una amica, una confidente, un punto di riferimento. Non scorderò i te' e i biscotti al miele che mi preparava, i nostri infiniti discorsi sulla bellezza e sulla poesia e la voglia di costruire insieme luce nonostante il buio della diffidenza, del cinismo, dell’egoismo bieco. A Lei devo oggi la docente che sono divenuta e l'avere compreso che pur senza il consenso e l' approvazione altrui, tutti siamo chiamati a donare amore che si declini con parole come cura, presenza, accoglienza. Tutti dobbiamo farci carico del dolore altrui se vogliamo essere pienamente uomini. Un pezzo di storia di Castelvetrano va via con lei ma resta dentro nelle fibre e nelle viscere di chi l'ha conosciuta e amata, il suo splendente ricordo lì dove solo l'Amore sa restare e resistere, non conoscendo mai morte. Ciao mia dolce Preside»-

 

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