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Premiato a Catanzaro il film che racconta la ribellione dell'alcamese Franca Viola

«Primadonna» di Marta Savina migliore opera prima al Magna Graecia film festival

Claudia Gusmano nella parte di Franca Viola

Si è conclusa a Catanzaro la ventesima edizione del «Magna Graecia Film Festival», il festival delle opere prime e seconde, diretto da Gianvito Casadonte. La manifestazione, che era iniziata il 29 luglio, ha ospitato, tra gli altri, il premio Oscar Susan Sarandon, i registi Sergio Castellitto, Matteo Garrone e Maurizio Nichetti e, tra gli attori, Riccardo Scamarcio e Darko Peric. Primadonna, di Marta Savina, ha vinto il premio come migliore opera prima, attribuito dalla giuria presieduta dall’attore Marco D’Amore. «Primadonna - viene detto nella motivazione del riconoscimento - è un film diretto e sincero. Racconta senza fronzoli una storia difficile ed è capace di fare vivere allo spettatore la lotta che la protagonista vive, sperando con lei in un finale di rivalsa. Partendo da un fatto di cronaca giudiziaria avvenuto in Sicilia negli anni Sessanta, il film di Marta Savina riesce nell’intento di parlare del presente. Di tutti quei luoghi del mondo in cui il debole e sopraffatto dalla violenza del potente, dove le leggi degli uomini si impongono oltre le ragioni del diritto. Così facendo, Primadonna restituisce la speranza che lottando contro i soprusi si possa ancora trovare giustizia in Terra».

La vicenda cui fa riferimento la motivazione è quella di Franca Viola, che nel 1966, ad Alcamo, rifiutò il «matrimonio riparatore», previsto dalle leggi dell’epoca dopo la cosiddetta fuitina, contestando al suo rapitore e stupratore di essere stata consenziente. Bisognerà attendere però il 1981 perché il «matrimonio riparatore», che estingueva il reato di stupro, venga definitivamente cancellato dal codice penale.

Girato in siciliano stretto (con tanto di sottotitoli) il film racconta di Lia Crimi (l'attrice marsalese Claudia Gusmano), ventun anni, una ragazza semplice e solida che ama dissodare i campi col padre (Fabrizio Ferracane, attore castelvetranese) e ha una sola debolezza: una simpatia per Lorenzo Musicò (il palermitano Dario Aita), figlio del boss locale. Quando Lorenzo, la rapisce e la violenta, seguendo il collaudato rituale della fuitina, lei non ci sta e lo denuncia ai carabinieri. Da qui iniziano per Lia e la sua famiglia l’inferno del tribunale e la persecuzione da parte di mafiosi e paesani.

Prodotto da Capri Entertainment con Italia Francia con Medset Film, in associazione con Tenderstories, in collaborazione con Rai Cinema, Vision Distribution e Sky, il film, spiega la regista, «è soprattutto una storia di autodeterminazione femminile. Rispetto alla storia originale certo - aggiunge - è stata fatta un’operazione di lungo rimpasto tanto da far perdere i confini iniziali». E ancora Marta Savina, già autrice sullo stesso tema di un corto pluripremiato, Viola, Franca (2017): «Sono partita dall’idea che gli esseri umani sbaglino, al di là del fatto di essere uomo e donna. Non c’è in questo film il vero cattivo. Lo stesso Lorenzo - continua la regista - non è un vero antagonista. Il fatto che si ritrovi a fare cose atroci non dipende neppure da lui. Per lui è normale, solo quando si ritrova in tribunale capisce forse di aver sbagliato». Spiega invece la bravissima Claudia Gusmano (La mafia uccide solo d’estate, Guida astrologica per cuori infranti): «Il mio è un personaggio contemporaneo nel quale mi sono completamente immedesimata. Non sono così andata indietro nel tempo, ho raccontato invece Lia come una donna moderna, una donna coraggiosa, una ragazza incosciente che ha subito un’ingiustizia enorme. Nel cast del film anche Paolo Pierobon, Francesco Colella, Manuela Ventura, Angelo Faraci, Thony, Gaetano Aronica, Maziar Firouzi e Francesco Giulio Cerilli.

Claudia Gusmano, sempre per Primadonna, ha anche vinto il premio come migliore attrice. Il film infine ha vinto anche il premio per la migliore sceneggiatura, ad opera della stessa regista, Marta Savina.

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