La Colombaia, uno dei simboli della città, oltre che componente dello stesso stemma di Trapani, ha tagliato il traguardo dei 2.500 anni. Ma, a prescindere dalle limitazioni imposte dalla pandemia, nessuno ha festeggiato. Anzi, da parte dell’Associazione Salviamo la Colombaia è partito l’ennesimo grido di allarme-appello perché si cerchi di fermare il degrado e l’abbandono (anche ai vandali e ai ladri) dell’antico Castello di Mare.
«Chiù vecchiu da Culummara». Il modo di dire che, comunque, testimonia quanto stretto sia il legame tra i trapanesi e il monumento, viene richiamato da Alberto Costantino nel suo ultimo libro «Il Castello della Colombaia, 2500 anni di storie, miti e leggende»(Margana Editrice) che, appunto, ne ripercorre i duemila e cinquecento anni di storia, dai classici greci e latini che gli attribuiscono la magia di un colosso a quella delle liti dinastiche, come i tre giorni di prigionia della Regina Costanza d’Aragona (1360).
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