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Calatafimi Segesta Festival, alba e tramonto con l'Antigone di Argirò

Sabato 26 agosto al Teatro Antico di Segesta l'alba e il tramonto faranno da sfondo ad Antigone, lo spettacolo tratto da Sofocle con l'adattamento e la regia di Giuseppe Argirò.

Si tratta di un altro appuntamento con il Calatafimi Segesta Festival - Dionisiache 2018, la manifestazione organizzata dal Comune di Calatafimi Segesta con la collaborazione del Parco Archeologico di Segesta e la direzione artistica di Nicasio Anzelmo.

Alle 5 e alle 19.15, i colori del cielo di Segesta accompagneranno la rappresentazione che vedrà protagonisti Jun Ichikawa, Maurizio Palladino, Renato Campese, Maria Cristina Fioretti, Carmen Di Marzo, Silvia Falabella e Filippo Velardi.

Antigone è uno dei testi classici che più rappresenta l’essenza stessa del tragico. La giovane protagonista della tragedia sofoclea, si ostina a voler seppellire il corpo del fratello Polinice, contro la volontà dello zio Creonte, che ne vuole punire il tradimento.

Polinice si è schierato infatti contro la sua stessa città e ha trovato la morte in un duello fratricida con Eteocle. Antigone, che difende i vincoli di sangue e le ragioni della pietà familiare, si scontra con l’ottusità della ragione di Stato, incarnando il diritto “naturale” contro quello “positivo”, rappresentando l’ideale dell’eroina tragica, capace di andare incontro al suo destino con consapevolezza e lucidità.

Ancora una volta i Greci ci parlano da lontano e tracciano la via che unisce passato e presente. Da questa convinzione parte il progetto scenico di Giuseppe Argirò che afferma il valore della riscrittura del tragico nel novecento. La drammaturgia infatti risulta composita: partendo da Sofocle, arriva ai luoghi contemporanei segnati dalla guerra.

Antigone combatte la sopraffazione, l’abuso, e rappresenta l’elogio della disobbedienza, come nella riproposizione di Anouilh, o diviene l’emblema della scelta come in “Fuochi” della Yourcenar. In ogni caso, la principessa tebana è una paladina dei diritti civili e ne combatte ogni violazione.

Con l’eroina sofoclea assistiamo alla storicizzazione dell’individuo e delle sue decisioni: Antigone è sostanza etica pura come sosterrà Hegel e come verrà ribadito nello studio di George Steiner “Le Antigoni”.

Lo spettacolo, quindi, affronta il tema dei diritti umani, della pena di morte e del coraggio di lottare per sovvertire le regole ingiuste con la disobbedienza civile, come faranno i grandi personaggi della storia che sono stati in grado di cambiare il destino di interi paesi Eschilo, con l’Orestea, aveva affermato la necessità della democrazia, sancendo il passaggio dallo stato di natura allo stato di diritto; Sofocle mette in discussione tale diritto e opera una distinzione tra le leggi “giuste” e le leggi inique, frutto di un interesse dello Stato, spesso in disaccordo con le esigenze dei cittadini.

Antigone non discute la norma in sé, ma la sua presunta oggettività: Nella disobbedienza di Antigone, inoltre, è rintracciabile l’afflato di un amore universale, un amore oblativo, incondizionato che va oltre i legami di sangue ben al di là di ogni possibile comprensione umana, come metterà in luce Elsa Morante in “Serata a Colono”, che presenta un’Antigone non più eroica ma dimessa e ossessionata dal bene, unico valore positivo della sua vita.

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